Esportazioni in crescita nei primi nove mesi del 2018

L’export della Provincia di Udine, nel terzo trimestre dell’anno, rafforza la propensione alla crescita già espressa nei primi sei mesi del 2018.

I flussi commerciali verso l’estero - secondo le rielaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Istat – sono infatti aumentati nel terzo trimestre del +13,5% rispetto allo stesso periodo del 2017, dopo il già sostenuto +8% del secondo e il +10,3% del primo trimestre.

“Complessivamente – spiega Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine -, nei primi nove mesi del 2018, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le esportazioni della provincia di Udine sono cresciute oltre il triplo della media italiana: +10,5%, passando da 4.031 a 4.452 milioni di euro, contro il +3,1% nazionale. L’incremento percentuale, superiore anche a quelli registrati dalle macro aree del Nord-Est, +4,7%, e del Nord-Ovest, +3,4%, conferma il dinamismo delle vendite all’estero delle aziende udinesi, con valori superiori alla fase pre-crisi del 2008”.

In regione, sempre nei primi nove mesi dell’anno, le esportazioni sono cresciute del +10,8%, spinte dal comparto delle navi e imbarcazioni (+35,9%; senza tale comparto la crescita è del +7,5%). In dettaglio, in Provincia di Pordenone l’export è salito del +3,9%, a Gorizia del +44,3%, mentre Trieste è calato del -1,3%.

La quota dell’export provinciale udinese su quello regionale – aggiunge la presidente degli Industriali friulani - si attesa al 38,4%, superiore a quello delle altre province (Pordenone 25,6%, Trieste 18,4%, Gorizia 17,5%)”.

Le importazioni, da gennaio a settembre 2018, sono salite del +13,9%, da 2.431 a 2.769 milioni di euro (metallurgia +16,1%, prodotti chimici +5,3%, macchinari +13,6%, smaltimento rifiuti e recupero di materiali +20,4%). La bilancia commerciale si mantiene sempre positiva, pari a 1.683 milioni di euro, in progresso del +5,3% rispetto allo scorso anno.

“Anche l’aumento delle importazioni – commenta Anna Mareschi Danieli – è un dato positivo perché testimonia, in un territorio fortemente caratterizzato da attività industriali di trasformazione, un buon dinamismo del nostro tessuto produttivo”.

Tornando all’incremento delle vendite all’estero, nei primi nove mesi del 2018 il saldo positivo è determinato dai risultati dei prodotti della metallurgia (il 30,1% delle esportazioni complessive) che segnano un aumento, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, del +15,8%, da 1.157 a 1.340 milioni di euro.

Seguono i macchinari, le cui esportazioni sono cresciute del +4,4%, da 793 a 828 milioni di euro, i prodotti in metallo, +20,8%, da 379 a 458, i mobili, +4,5%, da 336 a 350, le apparecchiature elettriche, +0,4%, i prodotti alimentari, -2,4%, gli articoli in gomma e le materie plastiche, +1,6%, i prodotti chimici, +19,1%.

Sul piano della distribuzione geografica delle esportazioni, sottolinea Anna Mareschi Danieli, “continua a rafforzarsi il mercato interno dell’Unione europea, il cui peso sul totale delle vendite all’estero passa dal 67,8% al 68,7%, con un aumento nei primi nove mesi del +12%, da 2.731 a 3.059 milioni di euro. Le esportazioni verso l’area extra UE, registrando una crescita leggermente più contenuta, +7,2%, da 1.299 a 1.393 milioni di euro, scendono dal 32,2% al 31,3% del totale”.

Il mercato tedesco si conferma il primo mercato di esportazione, con una quota pari al 17,9% del totale, segnando un incremento del +11,7%, da 713 a 797 milioni di euro. Seguono l’Austria, in crescita del +7,3%, da 389 a 417 milioni di euro, la Francia, +5,8%, da 281 a 298 milioni di euro, gli Stati Uniti, +10%, da 269 a 296 milioni di euro. In forte crescita l’export verso la Cina, +82,7%, passato da 56 a 102 milioni di euro (grazie soprattutto al contributo delle vendite del comparto dei macchinari, passate da 24 a 65 milioni di euro).

“La propensione all’export del nostro sistema produttivo – conclude Anna Mareschi Danieli - si conferma e si afferma anche rispetto ad altre aree territoriali tradizionalmente dinamiche. Le imprese friulane hanno capito che la competitività si gioca anche e soprattutto sull’internazionalizzazione e questo è un dato, prima di tutto culturale, che diamo per assodato. Abbiamo i fondamentali per continuare a fare bene, ma abbiamo bisogno prima di tutto di fiducia e poi di un sistema Paese che ci supporti, come accade in tutte le altre economie avanzate con le quali ci misuriamo nel mercato globale”.