L’associazione culturale ‘Archimede e Domenico Taverna’ si presenta nella Torre di Santa Maria

Promuovere e valorizzare la cultura industriale, in relazione alla sua storia, alle sue dinamiche e ai risultati delle specifiche attività, dal livello locale a prospettive di comparazione internazionale, come esempio di propensione alla trasformazione e all’innovazione, offrendo elementi di riflessione sui temi del lavoro e della cultura d’impresa. È questa la missione dell’Associazione culturale ‘Archimede e Domenico Taverna’ che, questo pomeriggio, nella Torre di Santa Maria di Confindustria Udine, si è ufficialmente presentata alla città, svelando obiettivi, persone e programmi. 

Fondata nel 2019, l’Associazione è dedicata, appunto, alle figure di Archimede (1896-1969) e Domenico (1925-2018) Taverna. Archimede fu un illuminato imprenditore nel settore edile, dei lavori marittimi e dei dragaggi, tra l’altro fondatore nel 1948 della Cassa Edile di Mutualità ed Assistenza della Provincia di Udine, Presidente (dal 1955 al 1969) dell’Associazione Industriali di Udine, Senatore della Repubblica (1963-68).  Dal canto suo, Domenico Taverna fu convinto assertore della necessità di mettere in campo iniziative culturali volte a documentare e valorizzare il patrimonio culturale, sociale, tecnico-scientifico delle attività produttive del Friuli, a partire dal settore edile. Presidente Regionale di ANCE FVG (1984-94), l’ingegner Taverna gestiva l’azienda omonima, avviata nel 1890 e specializzata in lavori marittimi ed edilizia idraulica.

“L’Associazione - spiega il presidente Piero Petrucco, che è anche vicepresidente vicario di Confindustria Udine - è l’ideale prosecutrice del progetto Cantîrs, Museo del patrimonio edile, che aveva puntato al recupero del patrimonio di saperi dell’edilizia nelle sue mille sfaccettature anche per sopperire all’evidente difficoltà del settore a far emergere e comunicare in modo efficace il capitale culturale che gli è proprio. L’Associazione Archimede e Domenico Taverna ha quindi promosso e sostenuto un’ulteriore attività di ricerca sull’edilizia, i cui contenuti hanno costituito il principale nucleo espositivo della Vetrina dell’Ingegno ospitato all’interno della Torre di Santa Maria, dedicato quest’anno proprio all’edilizia e ai materiali da costruzioni”.   

“Nella nostra ricerca abbiamo voluto unire - prosegue Petrucco - il recupero e la restituzione dei contenuti culturali alla valorizzazione delle imprese. Si tratta dunque di un’operazione culturale, dettata soprattutto dalla volontà dell’Associazione Taverna di dare al patrimonio culturale della nostra industria la giusta valorizzazione e un palcoscenico adeguato. Ma non solo. A ciò si unisce un’esplicita intenzione educativa: vogliamo far conoscere, coinvolgendo in particolare l’Università di Udine, cosa fanno le aziende e avvicinare i giovani a questo mondo che, diversamente, può risultare un po’ distante, lontano dagli orizzonti di ispirazione delle nuove generazioni. Infine, riteniamo che la Vetrina rappresenti un modo tanto moderno quanto efficace di far leva sulla cultura - una cultura vera, filologicamente corretta - per promuovere la vita delle aziende: i loro valori, i loro prodotti, le persone con la loro attività e il loro ingegno”.

All’incontro, oltre a Petrucco, sono intervenuti Andrea Cafarelli, prorettore dell’Università degli Studi di Udine, Giovanni Farese, professore associato di Storia economica dell’Università Europea di Roma, e Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e Fondazione Assolombarda.

Nel suo intervento, Cafarelli ha ricordato l’esperienza imprenditoriale di Archimede e Domenico Taverna, “che risulta essere estremamente interessante dal punto di vista storico e storiografico. Artefici delle grandi opere di bonifica nella Bassa friulana e protagonisti a livello nazionale dei grandi interventi di sistemazione idraulica e di regimentazione delle acque che caratterizzarono il Novecento, i Taverna furono anche figure trainanti nel mondo dell’associazionismo, ricoprendo ruoli apicali e contribuendo in misura non marginale al faticoso processo di sviluppo economico del Friuli”.

Dal canto suo, Farese ha evidenziato come “gli archivi d’impresa - e gli archivi economici in generale - costituiscono un presidio per contrastare l’idea di una “economia senza storia”, che impoverisce le persone e i territori. La cultura storica è un fattore di sviluppo di una comunità. Nel nostro paese, peraltro, gli archivi d’impresa consentono di fare dialogare la tradizione umanistica con la tradizione tecnico-scientifica, che sono spesso distanti ed estranee l’una all’altra. Ma occorre far crescere la cultura archivistica e la cultura storica. Ogni ricerca è scelta, selezione, e ha bisogno di interpreti consapevoli. L’opposizione tra ricerca quantitativa e ricerca qualitativa è falsa e fuorviante”.

Da ultimo, Antonio Calabrò ha affermato che “la competitività delle imprese italiane è il risultato di una sintesi originale tra radici manifatturiere nella sapienza dei territori e tendenza all’innovazione. La nostra storia d’impresa racconta storie di aziende capaci di affrontare le nuove condizioni dei mercati globali con la forza di una identità aperta di produttività e attenzione al cambiamento”. “Memoria, persone, tecnologie, innovazione – ha concluso - sono i cardini di strategie di sviluppo che proprio oggi possono ben fare i conti con le nuove sfide poste dalla doppia transizione, ambientale e digitale. Un’attitudine a scrivere storie al futuro”.

L’evento ospitato nella Torre di Santa Maria è stato anche arricchito dalla proiezione del documentario “Vecchia draga. L’avventura dell’impresa Taverna” per la regia di Paolo Comuzzi-© Varianti.