UDINE, 12 NOVEMBRE 2025 - Nel pieno delle profonde trasformazioni economiche e sociali che stanno ridisegnando il Friuli e l’intero panorama produttivo nazionale, Confindustria Udine e il suo Gruppo Terziario Avanzato hanno acceso i riflettori, questo pomeriggio, sul futuro del territorio, organizzando, nella Torre di Santa Maria, un incontro dedicato al tema “Innovazione e Capitale Umano nel Friuli che cambia”. L’occasione è stata la presentazione del volume “Economia e società in Friuli nell’era digital-globale”, Gaspari Editore, di Roberto Grandinetti, professore di Management all’Università di Padova.
Il libro analizza l’evoluzione del tessuto economico friulano dagli anni Sessanta a oggi: dal modello industriale diffuso, basato su piccole imprese familiari, al consolidarsi di realtà di medie dimensioni orientate al terziario innovativo e ai mercati globali. Al tempo stesso, affronta il tema emergente dell’emigrazione dei talenti e della necessità di politiche capaci di valorizzare le competenze e sostenere la competitività territoriale nell’era digitale.
“Sono tutti temi che ci stanno particolarmente a cuore e con i quali ci misuriamo costantemente. Ma che interessano, o dovrebbero interessare a vario titolo, chiunque abbia a cuore il destino della nostra regione” – ha dichiarato, in apertura di evento, Mario Toniutti, vicepresidente di Confindustria Udine con delega alle Risorse umane e all’immigrazione qualificata.
“La manifattura e i servizi ad essa collegati - ha proseguito Toniutti -, in FVG come nelle regioni più industrializzate e ricche d’Italia e d’Europa, è la sala macchine della crescita. In FVG i prodotti manifatturieri venduti all’estero rappresentano il 97% dell’export totale. Il valore aggiunto del manifatturiero in FVG, secondo i dati Istat, è pari al 24% del totale. Per dirla con uno slogan: NO INDUSTRY, NO PIL. Il FVG, l’Italia stanno in piedi con la manifattura avanzata, che genera valore inventando, innovando, esportando e offre posti di lavoro qualificati con un’intensità superiore a qualsiasi altro comparto economico”.
Innovazione spinta, formazione di qualità, infrastrutture adeguate, capitale umano competente, energia a costi sostenibili, materie prime disponibili, catene di fornitura sicure: sono questi, secondo il vicepresidente di Confindustria Udine, gli aspetti essenziali e trainanti per migliorare il patrimonio della manifattura. “E su questi temi bisogna investire, anche tenendo conto della scarsità delle risorse umane e della forbice tra i profili professionali richiesti e quelli disponibili, che si sta drammaticamente allargando. Su questi temi Confindustria Udine sta sviluppando un’azione forte e determinata, nella consapevolezza che mettere l’industria al centro e investire per la competitività del nostro sistema produttivo con politiche industriali europee, nazionali e territoriali adeguate alla complessità della sfida globale, significa pensare concretamente al benessere futuro dell’intero territorio”.
Dal canto suo, Roberto Grandinetti ha evidenziato come il suo libro punti proprio ad analizzare le trasformazioni dell’economia friulana e le politiche necessarie per affrontarle. Tre i nodi centrali: la grande trasformazione strutturale del sistema industriale friulano, la capacità innovativa dell’ecosistema regionale e la “trappola” per lo sviluppo del capitale umano.
Il tessuto produttivo – ha ricordato Grandinetti - ha superato la tradizionale polarizzazione tra grandi e piccole imprese, grazie al “progressivo rafforzamento” delle medie aziende, oggi 215 tra Udine e Pordenone, che mostrano “internazionalizzazione elevata” e una forte propensione all’innovazione, superando l’idea di “innovazione senza ricerca”. La struttura proprietaria evolve: molte imprese entrano in gruppi nazionali o stranieri e, anche dove prevale ancora la famiglia, si aprono a nuovi soci e manager esterni. Tuttavia, “uno slittamento accentuato verso il capitale esterno” crea rischi, e diventa strategica la ricerca di un equilibrio sostenibile, sostenuto anche da interventi pubblici quali potrebbero essere gli interventi di private equity messi in atto dalla finanziaria regionale Friulia.
Sul fronte dell’innovazione, il FVG è al vertice in Italia, ma resta distante dalle regioni europee leader. Colpisce, secondo Grandinetti, la forte performance rispetto alle risorse investite: con benchmark 100, la regione “si ferma a 60” per input – rappresentativi di risorse impiegate per innovare -, ma supera 100 negli output, ovvero i risultati ottenuti. Ciò rivela un modello originale, “ma non deve avallare la tesi della diversità vincente”: è necessario “una maggiore propensione a investire in R&S” e un rafforzamento del dialogo tra imprese e istituzioni.
La criticità più rilevante evidenziata da Grandinetti riguarda il capitale umano: il territorio totalizza solo “41 punti” per istruzione terziaria e formazione permanente, dando luogo a una “trappola” che combina pochi laureati locali, scarsa attrazione di talenti esterni ed emigrazione qualificata. Tra le risposte, Grandinetti indica il potenziamento degli ITS Academy, capaci di elevare le competenze e collegare scuole, università e imprese, offrendo percorsi adatti anche ai giovani meno attratti dall’università.
Dopo Grandinetti, sono intervenuti Guido Bortoluzzi, professore di Innovation Management and Entrepreneurship al Dipartimento di Scienze Economiche, Management, Matematiche e Statistiche ''Bruno de Finetti'' dell’Università di Trieste, e Maria Chiarvesio, professoressa ordinaria di Economia e gestione delle imprese, nonché docente di Marketing e International Management al Dipartimento di Scienze economiche e Statistiche dell’Università di Udine. "Il FVG – hanno osservato - è una terra di confine e di contraddizioni: difficile da raggiungere, chiusa per indole, ma aperta per necessità e capace di esprimere eccellenze industriali e culturali che dialogano con il mondo. Nel nostro territorio convivono grandi poli manifatturieri e piccole imprese innovative, ma anche sacche di fragilità che rendono più complesso disegnare politiche industriali, efficaci. Un passaggio strategico è la collaborazione a tutti i livelli, superando le competizioni quando non sono produttive, attrarre nuovi talenti e trasformare le proprie contraddizioni in energia, racconto condiviso e in motore di sviluppo”.
LA TAVOLA ROTONDA
È seguita, infine, una tavola rotonda, moderata da Paolo Mosanghini, vicedirettore del Gruppo NEM, con la partecipazione di Sergio Vinci, Managing director di Faber SpA, Fabiano Benedetti, amministratore delegato di beanTech Srl, Marco Sortino, professore associato di Tecnologia Meccanica e Sistemi di Lavorazione al Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura dell’Università di Udine e Marco Signori, direttore generale di Friulia SpA.
“Noi in Faber – ha spiegato Vinci - crediamo che l’innovazione nasca dal confronto diretto con il mercato e con i clienti che utilizzano le nostre soluzioni. Molti progetti partono da una sfida tecnologica lanciata dai clienti e diventano occasioni per crescere, sperimentare e migliorare. Abbiamo costruito il nostro know-how ascoltando, osservando e rispondendo con soluzioni concrete, mantenendo un legame forte con il territorio friulano che resta la nostra radice industriale e culturale. Alla base del nostro agire vi è una profonda attenzione alle competenze e all’innovazione che esse possono generare”.
“Per me – ha affermato Benedetti - l’innovazione non è solo una questione di tecnologia, ma soprattutto di persone. In beanTech abbiamo imparato che le idee più potenti nascono quando talento, curiosità e coraggio si incontrano. Il Friuli ha un patrimonio umano straordinario: giovani preparati, tecnici appassionati, imprenditori che credono nel cambiamento. Oggi più che mai dobbiamo investire su queste energie, creando connessioni tra imprese, università e territorio. L’innovazione non è un traguardo, ma un percorso continuo che richiede fiducia e visione condivisa.
In questo evento vogliamo raccontare come il capitale umano sia il vero motore del nostro futuro, e come da qui possa partire un nuovo modo di fare impresa, più digitale ma anche più umano”.
“L’ecosistema dell’innovazione del FVG – ha evidenziato Sortino - ha compiuto passi significativi, ma possiede ancora un potenziale largamente inespresso, soprattutto nel settore manifatturiero. Per crescere e affrontare le sfide che ci attendono – in primis quella demografica – è necessario rafforzare le connessioni tra università, imprese e sistema educativo, ragionando in termini di filiera sinergica e creando spazi in cui la conoscenza diventi competenza e le idee si trasformino in soluzioni concrete.
In questo quadro, i laboratori di eccellenza rappresentano un elemento chiave: luoghi aperti e condivisi dove ricerca, formazione e industria si incontrano, contaminandosi e generando nuovi processi di innovazione. Strutture come LAMA FVG e UniUD Lab Village dimostrano che investire in piattaforme tecnologiche avanzate, accessibili tanto alle scuole quanto alle imprese, significa creare un volano capace di accelerare la crescita, trattenere talenti e attirare nuove competenze nel territorio”.
Per Signori, invece, "il FVG è una terra di imprese capaci di unire competenza, passione e visione. Molte di queste realtà, spesso di dimensioni medie o medio-piccole, si sono specializzate nel tempo in nicchie di mercato, con prodotti o servizi riconosciuti. La forza di queste aziende risiede nella semplicità della struttura organizzativa e nell’efficienza dei processi decisionali: caratteristiche che permettono di comprendere e, spesso, anticipare l’evoluzione delle esigenze del mercato, trasformando le idee in soluzioni concrete e innovative. Friulia si è posta l’obiettivo di affiancare queste eccellenze nella realizzazione di ambiziosi progetti di crescita, aumentandone il legame con il territorio: lavoriamo per creare campioni internazionali, leader nel proprio settore e motori per lo sviluppo delle proprie filiere, aziende che non possono essere trasferite dal FVG. Competenze e professionalità distinte nascono e si sviluppano nel territorio, caratterizzandolo e qualificandolo, rendendolo d’interesse per le sfide di talenti che rimangono o che ritornano".
Nel trarre le conclusioni, Mauro Pinto, capogruppo delle Aziende Terziario Avanzato di Confindustria Udine ha sottolineato come “il vero tema non è più se innovare, ma chi saprà farlo davvero. Il Friuli non può vivere di rendita sul suo passato industriale: servono nuove competenze, nuove mentalità e il coraggio di riscrivere il nostro modello di sviluppo. “Oggi – ha concluso - la partita non si gioca sulle macchine, ma sulle persone che le sanno far parlare — ingegneri, tecnici, manager, sviluppatori, formatori, professionisti del digitale che sono la nuova classe operaia del sapere. Se non impariamo ad attrarre e trattenere questi talenti, perderemo la sfida prima ancora di combatterla. L’innovazione non è un dipartimento o un bonus fiscale: è una questione culturale. E le aziende che agevolano questo cambiamento possono essere la scintilla che riaccende l’orgoglio del Friuli produttivo, portandolo nel futuro”.