“Riprendiamo in mano il nostro destino”. Gianfelice Rocca ha dialogato con la presidente Anna Mareschi Danieli come ospite di "Confindustria Udine incontra"

Democrazie e governabilità globale e locale, l’impatto del Covid nel breve e lungo termine sull’economia e sulla società, le sfide legate alle grandi transizioni scientifiche, tecnologiche, ambientali, digitali. E ancora, i rischi e le opportunità della ricostruzione e del rilancio italiano, con particolare riferimento a famiglia, natalità, education e competitività delle imprese.

Questi i temi al centro del quarto appuntamento di “Confindustria Udine incontra”, un ciclo di eventi online promossi dall’Associazione degli industriali della provincia di Udine con personaggi di fama internazionale del mondo dell’economia e dell’impresa, che ha visto la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, dialogare con Gianfelice Rocca, cavaliere del lavoro, presidente del Gruppo Techint (con circa 60mila collaboratori nel mondo) e del Gruppo Humanitas, dal 2004 al 2012 vice-presidente di Confindustria con delega all’education, dal 2013 al 2017 presidente di Assolombarda e dal 2020 Special Advisor Life Sciences di Confindustria.

“L’obiettivo della nostra iniziativa - ha ricordato la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli - è quello di offrire agli imprenditori e ai manager del territorio uno sguardo d’insieme del presente per interpretare il futuro”.

Mareschi Danieli, in apertura di confronto, ha voluto partire analizzando il concetto di democrazia, chiedendo al suo interlocutore se, nel 21° secolo, la definizione di ‘democrazia globale’ definisca lo stato reale del mondo e se la globalizzazione tenda più unire o a separare. Sul punto, Rocca - che in premessa ha ricordato di aver lavorato con Zamberletti nel 1976 per la ricostruzione del Friuli post-terremoto riconoscendo la grande forza, la tenacia e l’orgoglio della popolazione friulana - ha evidenziato come tutte le nazioni del mondo si stiano interrogando su come possano riprendere in mano il proprio destino, considerando tutte le dipendenze dai capitali, ambientali, tecnologiche e sociali. “Con frontiere così porose, ho la sensazione che viviamo - come già prima del Covid - in un mondo in grande frammentazione continentale, nazionale, con i suoi populismi, e addirittura regionale. In un mondo così interconnesso è difficile comprendere se la globalizzazione incoraggerà la collaborazione tra gli Stati anche se, indubbiamente, durante l’emergenza Covid, abbiamo assistito a positive sinergie tra gli scienziati e ci sono stati impatti anche politici rilevanti come l’affermazione di Biden in Usa o la svolta europeista dell’Italia con Draghi. Io vedo complessivamente tanta incertezza. Nulla sarà comunque come prima”.     

Per Mareschi Danieli, poi, “trasformazione digitale, transizione energetica, svolta green rischiano di rimanere slogan vuoti se non saremo in grado di implementarli nelle nostre strutture produttive”. “E’ vero – ha confermato Rocca – abbiamo davanti a noi sfide colossali e straordinarie; per certi versi si prospetta un periodo affascinante. Noi come imprenditori, cittadini e uomini abbiamo una responsabilità enorme per i valori che portiamo. Questa sarà una grande occasione per ritrovare noi stessi e per riprendere in mano il destino. Io credo che il nord manifatturiero italiano abbia dei veri valori da difendere e debba rifiutarsi di accettare una lenta decadenza dei fenomeni educativi”.     

Constatando come “l’Italia sia immersa in una fase di transizione generale dall’economia alla politica, dalla tecnologia alla socialità, dalle risorse energetiche alla produzione” in cui sono entrati in crisi politica e istituzioni, Mareschi Danieli ha rimarcato come “uno dei problemi principali che ha generato questa situazione sia il fatto che il merito e le competenze non vengano più considerati come il criterio principe di valutazione della classe dirigente, a tutti i livelli”.

“Ci sarebbe bisogno di tre ‘c’ per la nostra classe dirigente: competenza, credibilità e coraggio. Gli imprenditori invece sono lasciati soli e questo perché la macchina dello Stato concede un’autonomia che poi va spesso a sfiduciare. Abbiamo - ha risposto il cavaliere del lavoro – una classe burocratica troppo sulla difensiva. D’ora in poi, peraltro, si rischia che ci sarà sempre più Stato per disincentivare l’iniziativa privata. Servono allora le riforme. L’Italia, con le sue differenze territoriali tra nord e sud, ha bisogno di cure diverse”.    

L’Italia, ha sottolineato Mareschi Danieli, non ha saputo far fronte all’accelerazione del progresso tecnologico e di integrazione dei mercati, accumulando gravi ritardi negli ultimi 20-30 anni, in particolare nell’ambito della ricerca e dell’innovazione, della digitalizzazione, della quantità e della qualità del capitale umano. “Servirebbe allora davvero uno sforzo comune perché la digitalizzazione possa aiutare realmente le imprese ad essere competitive”. Ha concordato Rocca: “Dobbiamo concentrarci sui fattori abilitanti. Non possiamo essere assistenziali. Ci sono settori destinati a crescere e altri a declinare. Oggi la vera innovazione deve nascere soprattutto dalle donne. La rivoluzione femminile sta andando avanti e il mondo sta cambiando di conseguenza”: Ed ha aggiunto: “Inoltre, dobbiamo stare dentro l’Europa e combattere per svecchiare la scuola”.   

L’impresa ha osservato la presidente di Confindustria Udine, fatica a comunicare tutto questo all’opinione pubblica. Come mai?  “Forse – ha risposto il presidente di Techint – non siamo portati a comunicare perché fino ad oggi lasciavamo che a parlare fossero il nostro ‘fare’, i nostri successi nel mondo e le cose fatte, e non invece le parole e le immagini delle cose”.

La presidente di Confindustria Udine ha rimarcato quindi la necessità di riportare il focus sull’education, sulla formazione e sul sostegno alla famiglia, alle donne, alla maternità e quindi alla natalità. Richiesto se l’aspetto demografico sia una precondizione necessaria per il futuro dell’Italia, Rocca ha evidenziato come, al riguardo, la strada futura potrebbe anche quella di un ricorso, con apertura di orizzonti, ad una manodopera straniera qualificata

In conclusione, Rocca ha affermato: “Siamo in un nuovo dopoguerra. Dobbiamo avere quel senso della ricostruzione che il Friuli ha saputo dimostrare ai tempi del terremoto e che io ho avuto modo di vedere. Dobbiamo tutti riprendere lo spirito di allora”.