Rallenta la ripresa del manifatturiero

L’indice della produzione dell’industria manifatturiera della provincia di Udine, in recupero quasi ininterrotto da inizio 2015, dopo aver chiuso il 2017 con un aumento medio annuo del 3%, ha registrato nel secondo trimestre del 2018 - secondo l’indagine congiunturale dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine - un incremento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, identico a quello registrato nel primo trimestre, +2,7%. La variazione si mantiene solo di poco superiore all’indice della produzione nazionale corretto per gli effetti del calendario, rilevato dall’Istat, che nella media dei primi sei mesi dell’anno in corso ha segnato una crescita del +2,6%, evidenziando una decelerazione negli ultimi mesi.

“Pur rimanendo in territorio positivo le vendite all’estero e in Italia (rispettivamente +3,4% e +3,9% le variazioni del secondo trimestre 2018 rispetto al 2017) – commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine - i primi segnali negativi e di una possibile inversione di tendenza provengono dagli ordini che, dopo undici trimestri consecutivi di crescita, mostrano una contrazione, sia nei confronti del primo trimestre del 2018, -2,6%, sia verso il secondo trimestre del 2017, -0,3%”.

Segnali contraddittori, con una tendenza al rallentamento, si colgono anche esaminando nel dettaglio i dati statistici riferiti alla produzione industriale nei diversi settori merceologici che compongono la struttura industriale provinciale.

La robusta ripresa nell’industria meccanica, cresciuta mediamente del +3,1% nel 2017 e del +2,8% nel primo trimestre dell’anno in corso, è proseguita anche nel secondo, segnando un aumento del +2,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In decelerazione, viceversa, l’industria siderurgica, che ha registrato nel secondo trimestre del 2018 un incremento del +1,7% contro il +3,6% del primo trimestre.

L’industria del legno e dei mobili, dopo la battuta di arresto del primo trimestre, -1,3%, riprende nuovamente slancio segnando una crescita del +2,6%, in linea con il valore medio annuo del 2017, +2,4%. In aumento i volumi prodotti anche nei comparti alimentare (+6,6% la variazione tendenziale nel secondo trimestre), carta (+2% nel secondo trimestre, +3,7% nel primo) chimica (+3,6% nel secondo trimestre, +5% nel primo) e gomma e plastica (+7,4%).

Secondo le dichiarazioni degli operatori intervistati, le tendenze dell'attività commerciale per i prossimi mesi sono orientate ad una sostanziale stazionarietà per il mercato interno e ad una leggera crescita per il mercato estero. In conclusione, se i dati economici continuano a essere complessivamente positivi è soprattutto sul piano politico interno ed internazionale che vi sono alcune preoccupazioni. Numerosi i fattori di rischio che potrebbero condizionare l’andamento della produzione industriale in senso peggiorativo nella seconda metà dell’anno e che in parte hanno già mutato il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori.

Non a caso, nelle ultime settimane il malessere degli industriali nei confronti delle scelte fatte, non fatte e annunciate dal nuovo Governo è gradualmente cresciuto, tanto che molte voci si sono spinte a evocare anche inedite manifestazioni di piazza per esprimere tutto il disagio del mondo produttivo.

“Fare cortei non è nelle nostre corde – afferma Anna Mareschi Danieli -, però è vero che la preoccupazione è tanta, non soltanto per i destini dell’industria, ma per il futuro dell’Italia. Una preoccupazione che, del resto, è condivisa anche dai mercati. Lavoro e politiche industriali sono al centro delle agende di tutti i grandi paesi, quelli con i quali ci misuriamo, che stanno continuando a crescere, mentre l’Italia arranca. Al Governo chiediamo di essere ascoltati, auspicando pragmatismo e senso di responsabilità in una fase delicata che coincide con il varo della legge di bilancio. Non abbiamo pregiudizi. Siamo abituati a fare analisi ed è proprio il risultato di queste analisi che ci preoccupa. Oltretutto, se i provvedimenti della Finanziaria non saranno in linea con la messa in sicurezza dei conti pubblici e il varo delle auspicate politiche di sviluppo, non potremo certo stare a guardare in silenzio”.