Sostegno alla nuova residenza per rilanciare l’occupazione

La competitività delle imprese è strettamente connessa alla competitività dei territori in cui sono insediate ed operano. Al di là del ben noto e pesante gap competitivo che si trovano a dover colmare le imprese del nostro Sistema Paese rispetto ai competitor internazionali (fiscalità, tempi della Giustizia, incertezza del Diritto, carenza infrastrutturale, bassa produttività, eccessiva burocratizzazione delle procedure, disallineamento tra i profili professionali formati e quelli richiesti dalle aziende, per citarne soltanto alcuni) diventa indispensabile attuare misure compensative che, quantomeno, lo attutiscano nella nostra regione.

Ben vengano - a puro titolo d’esempio - le riduzioni fiscali, nei termini e nei modi possibili (a partire dai Comuni per arrivare alla Regione), al pari di tutti gli interventi nei settori sopracitati che garantiscano al Friuli Venezia Giulia - come in alcuni casi già avviene -, condizioni migliorative rispetto allo standard nazionale, ma l’obiettivo finale deve essere necessariamente più ambizioso ed è quello di costruire un ambiente complessivamente friendly per chi fa impresa e parimenti attrattivo per gli studenti e i lavoratori che decidessero di venire a studiare o a trovare occupazione in Friuli Venezia Giulia dall'Italia o da fuori Italia.

L’esperienza sul campo delle nostre imprese testimonia che non basta più offrire opportunità lavorative (lo testimoniano i tanti profili professionali disponibili, che restano purtroppo vacanti), ma bisogna incentivare nuovi arrivi, promuovendo nuova residenza di studenti e soprattutto di lavoratori (con qualsiasi qualifica) con interventi mirati e capaci di dare un aiuto concreto per abbattere i costi degli affitti, delle rette scolastiche e via dicendo. Stiamo parlando di un sostegno complessivo alla famiglia (in termini di servizi, alloggi, trasporti, eccetera…) che naturalmente deve valere per chi risiede stabilmente in Friuli Venezia Giulia, ma anche per chi sarebbe intenzionato a farlo però, nemmeno con un contratto di lavoro stabile, potrebbe trasferire e sostentare adeguatamente la propria famiglia approdando sul territorio regionale.

Questo tema è già molto sentito dalle imprese e in prospettiva lo sarà ancor di più. Perché in Friuli Venezia Giulia la natalità è bassa e perché molti posti di lavoro restano scoperti. Confindustria Udine ha promosso recentemente una ricognizione delle esigenze delle aziende sul fronte delle risorse umane da inserire in azienda nei prossimi cinque anni.

Ha risposto un campione significativo delle imprese associate (circa il 40% per numero di addetti) e i dati – sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista quantitativo - sono molto interessanti: nei prossimi 5 anni, il campione di aziende intervistate riferisce di aver bisogno di circa 180 manager, 760 impiegati tecnici/quadri, quasi 200 impiegati tecnici, 550 operai specializzati e ben 1.740 operai (soprattutto generici, con saldatori, operatori CNC e PLC che risultano già oggi praticamente introvabili). In sintesi: la platea di lavoratori di oggi non è sufficiente a coprire i fabbisogni mentre quella di domani  diminuisce in maniera preoccupante, perché calano le nascite.

Quello che oggi è un problema da affrontare seriamente potrebbe rapidamente trasformarsi in una situazione irrecuperabile se non cominciamo fin da subito a mettere in campo interventi concreti per invertire questa tendenza. Chiediamo quindi con convinzione la definizione di una alleanza tra pubblico e privato (naturalmente anche le imprese sono pronte a fare la propria parte, ed alcune già lo fanno, ma non è pensabile che facciano tutto da sole) per rendere competitivo, anzi addirittura attrattivo, il trasferimento in regione di studenti e  lavoratori. Tale approccio risulterebbe, in tutta evidenza, win-win.

Attrarre nuova residenza, agganciandola all’occupazione, sarebbe infatti garanzia di piena integrazione da un lato, ma rappresenterebbe anche un valore aggiunto importante per un sistema produttivo che abbisogna oggi, e avrà necessità anche in futuro, di profili professionali di ogni genere (dai generici agli iper scolarizzati e qualificati). Tra l’altro, il presumibile volano generato dal maggior numero di occupati e, contestualmente, dalle migliori performance del sistema produttivo (che si tradurrebbero in miglior gettito) potrebbe rendere simili interventi sostanzialmente a costo zero, a regime.

La competitività dei sistemi sociali ed economici, in questa stagione storica, si gioca moltissimo sulla competitività dei singoli sistemi territoriali. E il Friuli Venezia Giulia, da questo punto di vista, dovrebbe coltivare l’ambizione ad essere un esempio avanzato di attrattività. Il tema – molto sentito da numerose imprese associate - è stato sollevato dalla presidente di Confindustria Udine nel corso dell’ultimo incontro promosso dall’assessore regionale Sergio Emidio Bini con le categorie economiche (27 febbraio scorso) ed ha riscosso immediato interesse da parte dell’Amministrazione regionale. L’assessore - condividendo questa impostazione - si è infatti impegnato ad approfondire la tematica per verificare l’attuabilità di adeguate misure in tal senso.