La frenata dell'economia tedesca preoccupa le imprese friulane

La frenata della Germania preoccupa le imprese friulane. La locomotiva tedesca, in un quadro di generale rallentamento dell’economia dell’Eurozona e dell’economia globale, sembra sempre più in affanno. Nel secondo semestre del 2018 le esportazioni, la componente più dinamica del Pil tedesco, per la prima volta dal 2009, si sono contratte dello 0,8% rispetto alla prima parte dell’anno. Più che dimezzate le stime del Pil tedesco nel 2019: i cinque principiali istituti di ricerca tedeschi hanno tagliato le previsioni al +0,8%, dal +1,9% stimato nei rapporti di settembre. A pesare soprattutto le tensioni commerciali e l’incertezza legata alla Brexit.

Un’ulteriore doccia fredda è arrivata dal dato degli ordini crollati inaspettatamente a febbraio del 4,2%, dopo il -2,1% di gennaio. Su base annua si è registrata una flessione dell’8,4%, la più pesante degli ultimi dieci anni.

Ma perché sono così importanti le vendite all’estero della Germania?

“Perché la Germania – spiega Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine - rappresenta il primo partner commerciale per la provincia di Udine, assorbendo il 17,4% delle vendite oltre confine, percentuale che sale al 25,7% se si considerano le sole esportazioni in tutta la UE a 28 paesi. I sistemi di produzione friulano e tedesco sono fortemente integrati tra loro nelle catene globali del valore, in quanto la provincia di Udine è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali alle imprese tedesche. Insomma siamo subfornitori della Germania e oggi il nostro principale cliente è in difficoltà”.

In particolare, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, il 32,1% delle apparecchiature elettriche esportate dalla Provincia di Udine nel mondo sono vendute in Germania (84 su 261 milioni di euro). Percentuali elevate riguardano anche gli articoli in gomma e materie plastiche, 28,2% (66 su 236 milioni di euro), prodotti alimentari, 25,8% (66 su 255 milioni euro), prodotti farmaceutici, 24,3%, bevande, 21,6%, prodotti della metallurgia (381 su 1.784 milioni di euro), 21,4%, prodotti in metallo (131 su 616 milioni di euro), 21,3%, prodotti tessili, 16,8%, autoveicoli, 16,2%. Valori percentuali leggermente meno importanti, ma comunque significativi in volume, anche per i mobili, 10,4%, e macchinari, 9,9% (115 milioni di euro su 1.155 milioni di euro).

“Il rallentamento della produzione industriale tedesca – conclude Anna Mareschi Danieli - potrebbe quindi avere ripercussioni quest’anno sull’export friulano, cresciuto del +39,5 % nel triennio 2015/2018 nei confronti della Germania, +10% nell’ultimo anno (da 953 del 2017 a 1.049 milioni di euro del 2018) e, di conseguenza, sulla tenuta del sistema manifatturiero. Una decelerazione delle esportazioni friulane, che rappresentano circa il 39% del Pil, potrebbe, quindi, pregiudicare ulteriormente la crescita, già zoppicante, per l’anno in corso, soprattutto per quei comparti che, come si è visto dai dati, sono legati a doppio filo con l’economia tedesca”.