Giovani senza lavoro in regione? Meno di quanto si crede e si dice

Il tasso di disoccupazione giovanile è spesso male interpretato. Il tasso di disoccupazione, infatti, è definito - secondo gli standard statistici internazionali - come il rapporto tra i disoccupati e le forze di lavoro (ovvero gli “attivi”, i quali a loro volta comprendono gli occupati e i disoccupati).

Con grande frequenza, tuttavia, si dice e si legge che “in Friuli Venezia Giulia un giovane su quattro” (in Italia uno su tre) è disoccupato. Le cose però non stanno esattamente in questi termini. Va precisato, ad esempio, che se un giovane è uno studente e non cerca attivamente un lavoro non è considerato tra le forze di lavoro, ma tra gli “inattivi”.

“Nel 2018, in Friuli Venezia Giulia i disoccupati di età compresa tra i 15 e i 24 anni erano 6.358, ovvero il 23,7% delle forze di lavoro di quell’età - afferma Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine - e il 6,1% della popolazione complessiva della stessa età, nella quale rientrano studenti e altre persone considerate inattive secondo gli standard internazionali. In Italia le percentuali sono più alte, rispettivamente il 32,2% e l’8,4%”.

“Quindi – prosegue la presidente degli Industriali friulani - sarebbe più corretto riportare che in Friuli Venezia Giulia un giovane su 16 è disoccupato (confronto tra disoccupati 15-24 anni, 6.358 unità, e popolazione 15-24 anni, 104.386 unità) oppure che meno di uno su quattro dei giovani attivi è disoccupato (attivi pari a 26.828 unità)”.

Seguendo questo ragionamento, tra l’altro, si nota che in Friuli Venezia Giulia il rapporto percentuale disoccupati/popolazione complessiva della stessa età è più basso di quello dell’Eurozona, 6,7%, del Regno Unito, 6,4%, e della Francia, 7,6%, mentre purtroppo risulta ancora più alto rispetto a quello della Germania, 3,1%.

“Al di là di queste evidenze statistiche, che allineano il nostro territorio agli esempi più virtuosi in Europa, permane comunque il problema dell’inserimento al lavoro per chi lo cerca attivamente -conclude Anna Mareschi Danieli. A tale proposito, il sostegno all’occupazione giovanile associato al solo reddito di cittadinanza, quale principale strumento per accompagnare gli inoccupati al lavoro, non pare sufficiente, considerato che, rispetto al totale delle domande censite dall’Inps, appena il 3% ha riguardato in Italia gli under 25”.

“Una riduzione significativa del cuneo fiscale per i giovani neo assunti – conclude la presidente - sarebbe auspicabile e sicuramente molto efficace. E’ quello che Confindustria chiede a gran voce al Governo. Ridurre la povertà è un principio condivisibile, ma è un obiettivo che non si può raggiungere soltanto con i sussidi. La creazione di nuovo lavoro a nostro avviso dovrebbe rimanere l’opzione principale. E’ importante ribadire, infine, che politiche e iniziative di orientamento scolastico, utili a ridurre il disallineamento tra i profili formati e quelli richiesti dalle aziende, che continuano a non trovare sul mercato del lavoro numerose figure professionali, restano tanto necessarie quanto urgenti”.