UDINE, 27 GIUGNO 2025 – L’industria siderurgica guarda al futuro da una delle sue roccaforti storiche: Udine. Si è tenuto questo pomeriggio, nella Torre di Santa Maria, il convegno “Siderurgia 2050”, primo atto pubblico di Impresa Futuro, il nuovo progetto strategico promosso congiuntamente da Confindustria Udine e Università degli Studi di Udine, in collaborazione con iNEST – Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem. Un evento partecipato, che ha visto riuniti rappresentanti del mondo produttivo, accademico e istituzionale per discutere di trasformazioni industriali, innovazione tecnologica e prospettive a lungo termine per un settore chiave, come quello della siderurgia.
“Questa iniziativa - ha affermato Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, aprendo gli interventi istituzionali -, rappresenta per noi la volontà di guardare avanti, alle nuove sfide della manifattura. Siamo entrati – ha proseguito il presidente di Confindustria Udine - in una fase di post globalizzazione. Siamo chiamati ad affrontare una vera e propria ricostruzione del nostro tessuto industriale. Ma lo stiamo facendo? A proposito di siderurgia e di ricostruzione industriale, pensiamo ad esempio all’ILVA, un’azienda che oggi perde 3 milioni al giorno e che ha deciso di eliminare la produzione di bramme per concentrarsi sulla laminazione. Questo può essere definito per noi strategico? Credo che non possiamo permetterci di perdere un sito strategico come quello dell’Ilva. Oggi le tecnologie ci consentono di produrre acciaio con impianti che garantiscono rispetto dell’ambiente e della salute dei lavoratori. Dobbiamo avere il coraggio di fare le scelte necessarie, responsabilizzando l’intero sistema. Finiremo per essere dipendenti anche su questo dai Paesi asiatici, in particolare dalla Cina? Finiremo schiacciati tra due superpotenze, Usa e Cina?”.
“L’elenco delle difficoltà che siamo chiamati ad affrontare e superare – ha sottolineato Pozzo - è lungo e ricomprende, tra l’altro, i costi dell’energia, il costo e la disponibilità delle materie prime e la messa in sicurezza delle catene di fornitura, la modernizzazione delle infrastrutture. E poi ci sono grandi le sfide tecnologiche che rimandano a loro volta al grande tema della formazione delle risorse umane. Dobbiamo affrontare la crisi climatica, la riduzione dell’impatto ambientale, le conseguenze di un calo demografico, la gestione dei flussi migratori, l’impatto sui conti pubblici che l’aumento delle spese militari comporterà, la guerra dei dazi e la costruzione di una Grande Europa. Tutti questi temi sono di portata epocale. Ebbene, tutto questo significa sacrificio”.
“La prossima settimana – ha proseguito Pozzo - festeggeremo gli 80 anni di Confindustria Udine.
Anche la lista delle cose da fare che avevano i costituenti nel 1945 era molto lunga. Non so se fosse più lunga la loro, oppure è più lunga la nostra. So che loro rappresentano per noi un esempio. Avevano un Paese da ricostruire e ne avevano piena consapevolezza. Ci hanno garantito 80 anni di pace e progresso. Ma noi siamo consapevoli dei sacrifici che ci attendono? Cultura del lavoro significa sacrificio, impegno, determinazione, saper fare sistema e lavorare insieme. La sfida è per tutti noi: aziende, governi, istituzioni, lavoratori e cittadini. L’intera società dovrà dare una risposta a queste domande se vogliamo garantire un futuro alle nuove generazioni”.
Dal canto suo Roberto Pinton, magnifico rettore dell’università di Udine, ha evidenziato che “Il progetto, che ci vede coinvolti assieme a Confindustria Udine, ha già nel nome due ambiti di imprescindibile interesse per l’Università di Udine: il futuro, con cui ci confrontiamo quotidianamente in termini di formazione e ricerca, e l’impresa, divenuta partner indispensabile per la co-progettazione di percorsi a beneficio dell’innovazione e dello sviluppo del tessuto economico–produttivo. Fondamentale è l’interazione con Confindustria Udine per affrontare un’analisi di scenari, riprendendo l’approccio virtuoso di un confronto su specifiche tematiche di interesse, approdate poi nel progetto dell’ecosistema dell’innovazione del Nord-Est iNEST, finanziato dal Pnrr. Partendo da queste solide basi, abbiamo aderito con entusiasmo a questo progetto, forti delle nostre competenze e con l’auspicio che ciò costituisca un ulteriore passo di consolidamento della rete di soggetti che lavorano con obiettivi comuni nell’interesse del territorio”.
“Con Impresa Futuro e Siderurgia 2050 – ha ricordato uno dei promotori del progetto, Dino Feragotto, coordinatore della Commissione Innovazione di Confindustria Udine - abbiamo voluto dare concretezza a una visione dell’ingegner Gianpietro Benedetti che ho contribuito, nell’ambito della stessa Commissione, a promuovere fin dall’inizio: un patto tra impresa, ricerca e formazione per affrontare le sfide tecnologiche e sociali che ci attendono. È un percorso che unisce visione strategica e azioni concrete, per rafforzare la competitività del nostro territorio e avvicinare i giovani all’industria di domani, con la consapevolezza che solo investendo nella conoscenza possiamo costruire un futuro sostenibile e condiviso”.
A concludere i saluti istituzionali sono stati il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, e Il presidente della Regione FVG, Massimiliano Fedriga (sue dichiarazioni via Agenzia regione cronache).
A fare da filo conduttore all’incontro è stata poi la presentazione del report “Siderurgia 2050”, un’analisi strategica curata da un team multidisciplinare coordinato da Angelo Montanari, referente scientifico del progetto iNEST, che ha offerto uno sguardo lucido sulle sfide e le opportunità che attendono il comparto nei prossimi 25 anni. “Credo – ha detto Montanari - sia importante sottolineare il ruolo che l’ecosistema dell’innovazione iNEST ha svolto nella realizzazione di questa iniziativa. Molti dei membri del think tank sono coinvolti nell’ecosistema iNEST, alcuni con ruoli di primo piano. Le tematiche approfondite hanno forti sovrapposizioni con quelle di iNEST, dall’energia ai materiali, dall’AI alle attività di formazione e ai rapporti col territorio. Mi auguro che, come è nelle intenzioni, iniziative di questo tipo vengano ripetute in futuro e abbiano ancora fra i protagonisti persone che iNEST è riuscito a mettere in rete”.
Al centro della scena anche l’innovativo allestimento multimediale ideato dal Digital Storytelling Lab dell’Ateneo friulano, presentato da Mariapia Comand. “Viviamo – ha detto Comand - in quello che gli esperti definiscono un “ordine narrativo”, in cui, cioè, è essenziale restituire esperienza e conoscenza in forma narrativa. Per questo motivo è stato coinvolto il Digital Storytelling Lab, laboratorio dedicato alle narrazioni multimediali del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Udine: per far conoscere, anche a un pubblico non specialistico, il progetto Impresa Futuro. Grazie ai creativi del DSL, Matteo Quaiattini e Giacomo Vidoni, abbiamo sintetizzato, attraverso brevi video, il percorso di Impresa Futuro (sei mesi di incontri e confronti tra protagonisti d’impresa e della ricerca) e i suoi esiti, sperimentando l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella produzione di immagini e l’uso di tecniche di data visualization e visual storytelling”.
Il cuore dell’evento è stato la tavola rotonda moderata da Paolo Mosanghini, vicedirettore del Gruppo NEM, che ha messo a confronto figure di spicco del mondo industriale e accademico. Tra questi, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, Giacomo Mareschi Danieli, CEO di Danieli & C., e Franco Bonollo, professore all’Università di Padova e presidente del consorzio iNEST.
"La siderurgia europea – ha affermato Gozzi- è messa alla prova da regole ambientali sempre più stringenti – come ETS e CBAM – che rischiano di colpire le imprese europee più di quelle concorrenti. In questo contesto, il costo dell’energia è un fattore cruciale, e il nucleare deve tornare a far parte del mix energetico. Preoccupa il protezionismo USA e l’instabilità geopolitica, ma ancor di più il modo in cui l’Europa prende decisioni: troppe correzioni di rotta, troppa incertezza. Serve chiarezza su chi definisce l’agenda a Bruxelles. L’Italia deve presidiare il processo europeo con più forza: non possiamo accettare fughe in avanti che danneggiano la nostra industria".
“La collaborazione tra industria, accademia e istituzioni – ha sottolineato Mareschi Danieli - richiede un impegno sistemico e costante dove la prima fornisce il contesto operativo, le esigenze pratiche e la vision, l’accademia contribuisce con ricerca avanzata, formazione di competenze specialistiche e sviluppo di nuove tecnologie, mentre le istituzioni hanno il compito di promuovere politiche coerenti (ambientali, sociali e industriali). Dobbiamo fare in maniera corale che tutto ciò funzioni e porti a progetti congiunti, penso a iniziative come i centri di competenza, i partenariati pubblico-privati e i programmi europei (es. Horizon Europe), che rappresentano strumenti chiave per rafforzare questo ecosistema. Un dialogo continuo tra le tre componenti è essenziale per garantire una siderurgia sostenibile, resiliente e all’avanguardia”.
“La competitività dei settori siderurgico e metallurgico – ha concluso Bonollo - è sempre più legata alla capacità di affrontare le sfide della sostenibilità e della digitalizzazione in maniera sempre più integrata e interdisciplinare. Questo significa valorizzare la capacità di lavorare in rete, sviluppando un confronto costante e costruttivo con tutti gli attori della filiera e del territorio. L'iniziativa Impresa Futuro - Siderurgia 2050 rappresenta indubbiamente un efficace esempio di questo approccio”.
REPORT “SIDERURGIA 2050”
Ai partecipanti al convegno è stato consegnato il libro “Siderurgia 2050: il futuro è adesso”, esito del lavoro di sintesi del Think Tank. Tale pubblicazione rappresenta una tappa importante del percorso avviato, non solo come documento di riflessione, ma anche come strumento operativo per imprese, studiosi e policy maker. Quali sono le conclusioni contenute in questo studio?
Dell’acciaio non si potrà fare a meno nemmeno in futuro, almeno nel futuro oggi immaginabile. Tanti e tali sono gli utilizzi dell’acciaio che non si intravedono materiali in grado di sostituirlo in modo esteso ed efficace. Altro discorso è la risposta alla domanda: “quale acciaio”? Acciaio ottenuto dalla materia prima o attraverso il ciclo rottame?
La seconda modalità è decisamente prevalente in realtà come quella italiana. A livello mondiale, l’incertezza geopolitica ha portato in alcuni casi alla riconsiderazione di miniere ritenute nel recente passato antieconomiche per gli alti costi. Non sembra al momento possibile immaginare una sostituzione completa della materia prima col rottame. Quel che si può prevedere è l’utilizzo sistematico del forno elettrico anche negli impianti tradizionali al fine di ridurne l’impatto ambientale, utilizzando l’idrogeno (green) quale agente riducente.
La seconda affermazione è che la fabbrica del futuro sarà sempre più una fabbrica di tecnici e non di operai. In verità si tratta di un processo in atto da tempo. È questo l’esito prevedibile della transizione digitale. Gli strumenti più avanzati di robotica e intelligenza artificiale consentono, e consentiranno sempre più, di automatizzare processi che si riteneva fossero di esclusiva competenza umana. La robotica collaborativa consentirà il superamento della rigida separazione degli spazi di lavoro di robot ed esseri umani, mentre l’intelligenza artificiale porterà a una gestione automatizzata di una molteplicità di processi. In particolare, gli strumenti di apprendimento automatico, applicati ai processi industriali, consentiranno di raggiungere alti livelli di sicurezza ed efficienza. Si pensi, ad esempio, agli strumenti per il rilevamento anticipato di guasti e malfunzionamenti e alla manutenzione predittiva.
Altro tema cruciale è quello dell’energia. Il problema dell’energia potrà essere in parte alleviato tramite il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti alternative a basso impatto ecologico, ma non risolto. L’utilizzo del nucleare nella sua forma attuale (energia da fissione nucleare, prodotta dai sistemi oggi disponibili, assai diversi da quelli del passato anche recente) o futura (energia da fusione nucleare) sembra al momento l’unica alternativa a un utilizzo consistente delle fonti fossili. Si tratta, però, di un tema delicato, che coinvolge non solo questioni di natura scientifica, tecnologica ed economica, ma anche sociale e politica.
Vi è poi il fattore geopolitico. L’attuale contesto economico mondiale è sempre più permeato da un’incertezza sistemica, che non riguarda più solo eventi imprevedibili a breve termine, ma si struttura come una componente permanente dello scenario globale. Le catene del valore, precedentemente articolate secondo logiche di efficienza e specializzazione geografica, stanno subendo una profonda trasformazione.
La ricerca di sicurezza strategica da parte degli Stati e delle imprese ha infatti dato avvio a processi di rilocalizzazione e diversificazione delle forniture, che introducono discontinuità difficilmente modellabili secondo i paradigmi previsionali classici. Inoltre, le tensioni geopolitiche e le misure protezionistiche – come dazi, tariffe e sanzioni – rendono instabili i costi e i tempi di approvvigionamento, alterando i meccanismi di formazione dei prezzi lungo le filiere. Questo si traduce in una maggiore volatilità nei margini aziendali e in difficoltà strutturali nella pianificazione degli investimenti. Anche la domanda aggregata risente dell’incertezza, perché imprese e famiglie tendono a rimandare decisioni di spesa e investimento in attesa di scenari più stabili.
Questi fattori rendono le proiezioni economico/sociali sin qui formulate, comprese quelle dello studio in oggetto, suscettibili di revisioni in certi casi anche sostanziali. La complessità degli scenari limita, quindi, ogni precisione predittiva, che deve necessariamente essere improntata alla prudenza, sia nel breve periodo, sia, a maggior ragione, nel medio e lungo termine.
C’è un ultimo tema che non può essere eluso e che, anche in una prospettiva storica, ha avuto un peso notevole. La sindrome del Nimby (not in my back yard) ha condizionato e condiziona fortemente le strategie di sviluppo non solo del comparto, ma dell’intero sistema produttivo nazionale. Si dovrà lavorare molto anche su questo fronte e non sarà facile in un contesto nel quale la visione e l’impegno non sono e non sono mai stati planetari.
IL PROGETTO IMPRESA FUTURO
“Impresa Futuro” è una progettualità avviata da Confindustria Udine in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, concepita come risposta alle profonde trasformazioni tecnologiche, economiche e sociali in atto. Essa affonda le sue radici in un protocollo d’intesa siglato nel luglio 2022, che ha visto come firmatari il rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton, e, per Confindustria Udine, il presidente Gianpietro Benedetti e il vicepresidente con delega all’innovazione Dino Feragotto. Da quell’accordo è nato un percorso comune volto a rafforzare il legame tra impresa, ricerca e formazione, nella convinzione che lo sviluppo del territorio passi da una visione condivisa e progettuale del futuro industriale.
Il progetto si sviluppa come spazio fisico e simbolico all’interno della Torre di Santa Maria, dove è stato realizzato un centro espositivo multimediale che ospita supporti digitali, finanziato dalla Camera di Commercio di Pordenone-Udine, e materiali audiovisivi realizzati in collaborazione con il Digital Storytelling Lab dell’Università di Udine. Questo luogo diventa così un laboratorio aperto al confronto interdisciplinare, pensato per coinvolgere attivamente studenti, imprese, centri di ricerca e cittadini, con l’intento di favorire la diffusione della cultura tecnologica e imprenditoriale.
“Impresa Futuro” si propone di individuare, attraverso un lavoro collettivo e progettuale, le tecnologie e i player che plasmeranno l’industria di domani. Intelligenza artificiale, big data, robotica, automazione avanzata e manifattura 5.0 sono alcuni dei temi al centro della riflessione. La progettualità si configura come un ecosistema dinamico che, attraverso il coinvolgimento delle imprese associate e delle strutture accademiche, promuove azioni concrete capaci di tradurre l’innovazione in valore reale per il territorio. L’iniziativa si rivolge in particolare ai giovani, con l’obiettivo di avvicinarli al mondo dell’impresa e di accrescerne la consapevolezza circa le potenzialità tecnologiche esistenti nel contesto produttivo friulano.
Il progetto punta, dunque, a rafforzare la capacità competitiva del sistema industriale locale, migliorando la complessità e la qualità dei prodotti e dei servizi. Ma al tempo stesso rappresenta un’infrastruttura culturale e simbolica che vuole ispirare una visione consapevole del futuro, basata sulla collaborazione tra attori diversi e sul riconoscimento del valore della conoscenza.
All’interno di questa cornice di visione condivisa e di apertura interdisciplinare si colloca anche il lavoro del gruppo che ha elaborato il documento “Siderurgia 2050”. Si tratta di un think tank costituito da esperti provenienti da ambiti scientifici, economici, aziendali e umanistici, che si è riunito più volte presso Confindustria Udine nell’autunno del 2023 con l’obiettivo di delineare gli scenari futuri del comparto siderurgico e metallurgico, con un orizzonte temporale esteso fino al 2050.
Il gruppo ha adottato un metodo di lavoro libero nella prima fase, per raccogliere suggestioni e idee dai diversi ambiti di competenza, seguito da una fase di approfondimento sulle tematiche più rilevanti per il settore, con la partecipazione diretta di figure con ruoli di responsabilità all’interno di imprese rappresentative del territorio. Attraverso questo percorso è stato possibile costruire una visione articolata e prospettica sul futuro della siderurgia, tenendo conto non solo degli aspetti tecnici e produttivi, ma anche delle trasformazioni geopolitiche, economiche, sociali e ambientali in atto.
Nel documento si affrontano questioni cruciali come la sostenibilità energetica, la digitalizzazione dei processi, l’approvvigionamento delle risorse, il ruolo della formazione e la dimensione umana della fabbrica. Si propone un settore siderurgico capace di rinnovarsi profondamente, abbracciando l’innovazione tecnologica per rafforzare la propria centralità strategica e contribuire alla costruzione di un sistema industriale resiliente, sostenibile e avanzato.
Dall’attività del think tank è stato prodotto un libro, esito del lavoro di sintesi e approfondimento condotto nel corso dell’autunno 2023, che è stato consegnato ai partecipanti del convegno. Tale pubblicazione rappresenta una tappa importante del percorso avviato, non solo come documento di riflessione ma anche come strumento operativo per imprese, studiosi e policy maker.
“Impresa Futuro” e “Siderurgia 2050” rappresentano due manifestazioni della stessa visione: un’industria capace di anticipare le sfide, che investe nella conoscenza, che valorizza le connessioni tra saperi, e che costruisce futuro attraverso l’azione collettiva. Confindustria Udine e l’Università degli Studi di Udine si pongono al centro di questa traiettoria, come promotori di un nuovo patto tra impresa, ricerca e società.