Prosegue la corsa dei depositi bancari, anche in Friuli Venezia Giulia. La presidente Mareschi Danieli: "Ricostruire la fiducia delle persone e delle aziende"

Sulla base dei dati diffusi da Banca d’Italia sulla raccolta, prosegue la corsa dei depositi in Italia e anche in Friuli Venezia Giulia.

Nei primi otto mesi del 2020, in provincia di Udine i depositi pro capite, che ammontano in media a 29.200 euro, sono cresciuti, rispetto allo stesso periodo del 2019, del +5,7%. 

Nel dettaglio, quelli delle famiglie - che pesano per il 68,2% del totale e sono pari a 19.900 euro pro capite - sono aumentati del +3%, mentre quelli delle imprese sono cresciuti del +16,6%.

“Questi dati in incremento – commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine - si devono a più aspetti il più importante dei quali è la preoccupazione per il futuro da parte delle famiglie e l’incertezza del quadro economico da parte delle imprese, senza dimenticare che il sistema italiano ha sempre sofferto dell’incapacità di portare tanto risparmio verso l’economia reale. Inoltre, la seconda ondata pandemica si è verificata in tutta la sua pesantezza ad inizio di questo mese, il che ci fa pensare che la curva di andamento dei depositi bancari a fine anno sicuramente registrerà un ulteriore, importante incremento”.

“Parallelamente all’aumento della liquidità depositata, vi è anche la crescita degli impieghi bancari, trainata dalle garanzie pubbliche sui prestiti – spiega la presidente –, i finanziamenti alle imprese a settembre hanno segnato l’incremento più significativo. Ma, fatto che Confindustria sostiene da tempo, non basta iniettare liquidità nel sistema per ripartire. Bisogna creare le condizioni per ricostruire la fiducia delle persone e delle aziende, per aumentare le probabilità reali di recupero e ripresa. Abbiamo urgente bisogno di una strategia per il dopo, che vediamo sempre più lontana, come confermato dalle discussioni di questi ultimi giorni anche a livello europeo”.

“Finora, e lo ripeterò all’infinito, fino quando non si cambierà rotta – prosegue Anna Mareschi Danieli - si è pensato a gestire l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica con interventi di contenimento. L’emergenza c’è e va gestita, ma finirà! E già da ora dobbiamo preoccuparci del dopo, dei progetti di rilancio, che devono essere pronti a partire in maniera tempestiva. Da settimane ormai l’uso del Recovery Fund è sparito dal dibattito politico nazionale. Il nostro governo, di nuovo travolto dall’emergenza, non ne parla più e anche la bozza di legge di bilancio 2021 resta ancorata a sole misure di emergenza. L’Europa ci accusa di essere in ritardo. Ma vogliamo capirlo che così stiamo facendo esattamente ciò che serve per aggravare la già profonda crisi economica e sociale? Sulla definizione precisa delle strategie di utilizzo dei fondi europei il Governo deve fare presto, coinvolgendo le categorie economiche e i territori altrimenti, a emergenza finita, tra qualche mese, ci ritroveremo con un Recovery Plan già formulato a livelli troppo alti e troppo lontani per avere sufficienti ricadute locali. Questa nostra assenza sta ipotecando completamente il nostro futuro, quello delle nostre imprese e dei nostri figli”.

 

Guarda la tabella con i dati a cura dell'Ufficio Studi di Confindustria Udine