Commento all’intervento di riduzione del cuneo fiscale inserito nel Def

Col Def approvato l’11 aprile il Governo ha annunciato un nuovo intervento di riduzione del cuneo fiscale e contributivo per oltre tre miliardi a vantaggio dei lavoratori dipendenti con redditi medio bassi. Altri quattro miliardi sono destinati alla riduzione della pressione fiscale nella prossima Manovra di bilancio. Queste risorse aggiuntive derivano dalla nuova stima del deficit tendenziale al 4,35% rispetto a quello programmatico al 4,5%.

L’intervento sul cuneo fiscale dovrebbe essere contenuto in un provvedimento di prossima attuazione e si andrà a sommare alle misure già previste nella legge di Bilancio 2023 (5 miliardi) e a quelle attuate l’anno scorso dal governo Draghi (3 miliardi).

L’obiettivo del Governo è quello di sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti con redditi medio bassi, fortemente penalizzato dall’inflazione. L’intervento dovrebbe riguardare la riduzione del cuneo contributivo lato dipendenti, lasciando invariata la parte a carico delle imprese. Oggi il cuneo contributivo è pagato per due terzi dalle imprese e per un terzo dai lavoratori.

Per il presidente di Confindustria Udine, Gianpietro Benedetti, “il taglio del cuneo fiscale di 3 miliardi inserito nel Def, unitamente alla legge di bilancio 2023 di fatto comporta un aumento del 3,5% circa degli stipendi che non è sufficiente, ma apprezziamo la scelta del Governo di destinare le nuove risorse alla riduzione del cuneo. Le richieste di Confindustria erano ben altre e ribadiamo che servirebbe un taglio del cuneo di almeno 4 punti affinché questa misura abbia un effetto significativo. La proposta di Confindustria prevederebbe un taglio dei contributi di 16 miliardi sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, due terzi a beneficio dei lavoratori e un terzo dei datori di lavoro. In questo modo il lavoratore che guadagna 35 mila euro avrebbe un beneficio di 1.223 euro e il cuneo scenderebbe al 42,5%, avvicinandosi a quello medio dell'eurozona che è pari circa al 42%".

“Nel 2021, il cuneo in Italia è stato pari al 46,5?l costo del lavoro, uno dei più elevati tra i paesi avanzati - osserva Benedetti - E oggi che l'inflazione, pur in fase di rientro, è  rilevante e la bolletta energetica è salata, sarebbe la via migliore per mettere subito nelle tasche dei lavoratori molto più reddito disponibile di quanto non avvenga con la logica dei, pur utili, micro-tagli e micro-sussidi su bollette, carburante e affitti che sono arrivati negli ultimi mesi e che comunque non sono a costo zero per le casse dello Stato".

Si tratta quindi di un ulteriore freno a crescita e competitività che va eliminato. “Le risorse per un taglio deciso al cuneo contributivo potrebbero essere trovate rimodulando qualche punto percentuale di allocazione degli oltre mille miliardi di spesa pubblica, ottimizzandone l’utilizzo e questo senza creare deficit aggiuntivo, che non sarebbe accettato dai mercati con conseguenze pesanti sullo spread che peggiorerebbero la situazione". “Per concludere, è apprezzabile che il Governo abbia dato il via alla riduzione del cuneo fiscale e auspichiamo che con l’ottimizzazione della spesa pubblica possano seguire nel breve altre misure in questa direzione”.