La certificazione di parità di genere è un nuovo adempimento burocratico oppure un’opportunità per far crescere l’azienda, ma anche, in senso più ampio, l’intera società civile? “Buona la seconda” verrebbe da rispondere a conclusione del convegno dal titolo “Sfide e opportunità: navigare i rischi d'impresa per promuovere la parità di genere” promosso, questo pomeriggio, a palazzo Torriani, dalla Commissione Women Empowerment di Confindustria Udine.
La certificazione di parità di genere è un riconoscimento attribuito alle imprese che implementano politiche aziendali per ridurre le disparità di genere. La certificazione, infatti, attesta le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro in relazione alla parità salariale, alle opportunità di carriera, alla gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità. La certificazione è un intervento del PNRR a titolarità del Dipartimento per le pari opportunità e viene rilasciata da organismi accreditati.
Come ha rilevato in apertura di incontro Francesca Cancellier, che guida la Commissione Women Empowerment di Confindustria Udine, “la certificazione della parità di genere rappresenta un valido strumento per dimostrare l’adozione di misure e policy aziendali finalizzate alla riduzione del gender gap. Le imprese che possiedono tale certificazione incontrano il favore delle stazioni appaltanti e degli stakeholder, possono accedere a incentivi economici, dimostrano di contribuire alla Missione V del PNRR, ma soprattutto di agire concretamente per il miglioramento della qualità del lavoro femminile in azienda”.
“Di fatto – ha aggiunto Cancellier - non è obbligatoria, ma è vivamente raccomandata perché offre diversi vantaggi alle aziende che decidono di affrontare questo percorso: oltre al miglioramento del clima aziendale, grazie all’adozione di pratiche che riducano il divario di genere e promuovano la crescita professionale femminile, ci sono anche incentivi economici da non sottovalutare. Da qui il nostro impegno, come Commissione Women Empowerment, a sensibilizzare il mondo dell’imprenditoria sul tema, allo scopo di promuovere nelle aziende questo strumento”.
A palazzo Torriani è intervenuta anche Anna Limpido, consigliera di parità regionale, la quale ha sottolineato come, "dopo oltre un ventennio di consolidata disparità di genere, oggi il legislatore nazionale offre la possibilità di migliorarsi certificandosi e quello regionale di aderire al progetto società benefit. Entrambi i percorsi possono essere considerati opportunità di crescita o subiti come l'ennesimo balzello. Ben venga allora l’approfondimento di questo convegno dove si parla di parità non solo come valore etico, ma soprattutto in chiave di riforma qualitativa di un mercato del lavoro che cambia".
L’incontro è poi proseguito con le relazioni di Monica Bortoli, Hr Consultant & business coach, Francesca Napolitano, Equity, diversity & inclusion consultant, e Claudia Ogriseg, vicepresidente residente della sezione FVG degli Avvocati giuslavoratoristi italiani.
“Riflettere in maniera critica sugli stereotipi, e in particolare quelli di genere – ha sottolineato Monica Bortoli - può aiutarci a comprendere quali siano gli impatti della loro persistenza nella società e nelle nostre strutture organizzative, evidenziandone le ripercussioni sulle dinamiche sociali e lavorative. Individuare e concentrarsi sulle strategie più efficaci per demolire questi preconcetti promuove una cultura dell'inclusione e del rispetto per la diversità. Credo che il primo passo verso il cambiamento sia riconoscere e sfidare gli stereotipi che limitano il nostro progresso. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni" ed oramai è giunto il tempo di agire insieme per un domani più giusto e inclusivo”.
Francesca Napolitano ha rimarcato come “la Certificazione di Parità di Genere rappresenta un potente strumento di consapevolezza a disposizione delle imprese. È un viaggio di scoperta che fotografa l’attuale grado di maturità delle organizzazioni rispetto a una tematica economico-sociale di fondamentale rilevanza, con uno sguardo lungimirante e teso al miglioramento continuo. Meta del viaggio è la realizzazione di un modello basato sull’equità, che permetta ad ogni persona di esprimere il proprio potenziale, mettendolo a fattor comune. Le coordinate per vivere al meglio questo percorso sono la co-responsabilità, il coraggio di mettersi in discussione e il potere delle alleanze. Solamente con l’impegno, la determinazione e una visione unitaria si può attuare realmente il cambiamento”.
“La certificazione di parità di genere – ha aggiunto, infine, Claudia Ogriseg - è un volano per il raggiungimento della sostenibilità: una sostenibilità sociale e dei sistemi di governo societario che sarà cruciale per il rating bancario. In questa prospettiva la certificazione sulla parità di genere è un vero e proprio investimento sul valore d’impresa”.