ANDAMENTO DELL’INDUSTRIA IN PROVINCIA DI UDINE NEL TERZO TRIMESTRE 2025

UDINE, 22 NOVEMBRE 2025 - Nel terzo trimestre 2025 l’indagine congiunturale sul comparto manifatturiero provinciale, elaborata dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine, evidenzia un arretramento dei livelli produttivi rispetto al trimestre precedente. Tale dinamica risulta solo in parte riconducibile alla componente stagionale (periodo estivo), mentre per la restante parte è legata all’andamento specifico delle singole filiere industriali.

Nello specifico, la produzione industriale registra una variazione congiunturale negativa pari al -2,4% rispetto al secondo trimestre 2025, accompagnata da una flessione tendenziale dello -0,9% sul corrispondente periodo del 2024, risultato comunque meno intenso rispetto alla rilevazione precedente (-2,4% nel secondo trimestre 2025).

La contrazione dei livelli produttivi trova riscontro anche nelle dinamiche commerciali: le vendite diminuiscono del 3,1% sul trimestre aprile-giugno 2025, mentre mostrano un lieve incremento tendenziale, +0,4%, rispetto al terzo trimestre 2024. Anche l’export risulta sostanzialmente stabile nel confronto annuo. Sul dato incide l’apprezzamento dell’euro sul dollaro (+13% dall’inizio dell’anno) e verso altre valute, con conseguente riduzione della competitività sui mercati extra-euro.

Gli ordinativi virano in terreno negativo su base congiunturale (-4% rispetto al secondo trimestre 2025), mentre risultano nella sostanza stabili nel confronto annuo (+0,1%).

Il mercato del lavoro mostra un quadro di sostanziale tenuta: l’occupazione registra una lieve variazione congiunturale positiva (+0,4%), riflettendo la resilienza del tessuto manifatturiero locale. Tale andamento può essere collegato anche a politiche di mantenimento delle competenze in previsione di un miglioramento del ciclo nel 2026, oppure a processi di turnover ordinario (uscite per pensionamenti o riorganizzazioni).

Gli investimenti, nel trimestre, non evidenziano una spinta espansiva significativa e si confermano prudenti, fatta eccezione per interventi legati a sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico. L’incertezza della domanda ha indotto le imprese a mantenere le scelte di investimento già avviate, senza dismettere asset ma senza avviare nuove iniziative in modo diffuso.

Il quadro complessivo descrive dunque una fase ciclica debole, conseguenza dei rallentamenti registrati nel corso dei trimestri precedenti, in cui prevale un approccio gestionale improntato alla prudenza sia sul fronte della capacità produttiva, sia su quello delle scorte.

ANDAMENTO SETTORIALE

Il dettaglio per comparto mostra un’evoluzione disomogenea dei livelli produttivi:

  • Meccanica: -0,7% congiunturale; +0,2% tendenziale
  • Siderurgia: -1,1% congiunturale; -1,1% tendenziale
  • Legno-arredo: -11,4% congiunturale; +1,7% tendenziale
  • Alimentare: -3,7% congiunturale; -6,0% tendenziale
  • Carta: -1,5% congiunturale; +0,2% tendenziale
  • Gomma e plastica: +2,0% congiunturale; +5,0% tendenziale
  • Chimica: -0,6% congiunturale; +0,7% tendenziale
  • Materiali da costruzione: -11,7% congiunturale; -1,8% tendenziale

PROSPETTIVE

Le aspettative sui ritmi produttivi risultano fortemente condizionate dall’andamento degli ordinativi. Il clima di fiducia delle imprese resta improntato alla cautela: l’84% delle aziende prevede stabilità nei prossimi mesi, il 9% un incremento dei livelli produttivi, mentre il 7% teme una flessione.

Il contesto internazionale in cui operano le imprese friulane presenta costi energetici meno onerosi rispetto al passato (gas a 31 euro/MWh contro 45 euro di un anno fa e 24 euro del novembre 2019) e un’inflazione stabile su livelli contenuti (1,2% a ottobre). Permane tuttavia un quadro di elevata volatilità e incertezza riconducibile anche alla persistente instabilità delle politiche commerciali globali.

Secondo le più recenti evidenze Eurostat, nel terzo trimestre 2025 il PIL italiano risulta invariato rispetto al trimestre precedente, in linea con la Germania ma inferiore alle performance di Francia e Spagna (per cui è prevista una crescita del 2,9% nel 2025, contro lo 0,4% stimato per l’Italia dalla Commissione Europea). La Germania, principale mercato di riferimento per la manifattura friulana, continua a mostrare segnali di debolezza, contribuendo a un quadro industriale europeo in fase di riassestamento. In tale scenario, molte imprese hanno rivisto budget e piani di investimento, riorientato le strategie di approvvigionamento e adottato un approccio prudente nelle decisioni operative.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA UDINE, LUIGINO POZZO:

“Questi dati congiunturali non rappresentano una sorpresa in un quadro generale incerto e sfidante. Al di là delle performance trimestrali, più o meno soddisfacenti, le nostre imprese sono davanti a un bivio storico: innovare e collaborare per consolidare la competitività internazionale, oppure rischiare di rallentare in un contesto internazionale, di post globalizzazione, sempre più veloce e competitivo. Da tempo, peraltro, in Italia registriamo una dinamica economica debole”.

Il principale vincolo alla crescita nel nostro Paese resta la bassa produttività e per invertire questo trend, che ormai è di lungo periodo, le priorità sono chiare: bisogna investire con decisione nelle competenze tecniche, nella formazione dei giovani e dei lavoratori. È poi indispensabile triplicare gli investimenti in ricerca e sviluppo, avvicinandoli al 3% del PIL, in linea con le grandi economie avanzate, perché innovazione e tecnologia sono le armi vincenti con cui tornare a competere. Garantire energia sostenibile e a costi accessibili attraverso un piano strategico europeo, ridurre il costo del lavoro, ad esempio detassando gli straordinari e i premi di produttività, così da premiare chi crea valore e chi contribuisce attivamente ai risultati aziendali e potenziare le infrastrutture materiali e immateriali sono altri interventi a nostro giudizio indispensabili ed urgenti”.

È giunto il tempo di reagire e invertire la rotta. Abbiamo competenze, eccellenze e una solida cultura industriale. La sfida è costruire un percorso collettivo basato su conoscenza, fiducia e visione condivisa. Serve un vero e proprio patto tra imprese, istituzioni e lavoratori, capace di distribuire i rischi e responsabilità e di sostenere l’innovazione come leva strategica per il futuro del territorio e del Paese. In conclusione, la sfida che abbiamo davanti richiede uno sforzo corale e una visione di lungo periodo, sia a livello nazionale che europeo. Serve un vero e proprio Industrial deal, che mobiliti energie pubbliche e private verso un obiettivo comune di crescita. Se non rimettiamo l’industria al centro, se la diamo per scontata, se ne sottovalutiamo il contributo indispensabile per la tenuta complessiva del nostro sistema socioeconomico, il prezzo, salatissimo, lo pagheranno le nuove generazioni”.