IL RISCHIO EURO CRACK

Ha preso il via, a palazzo Torriani, con il convegno intitolato “Obbligazioni governative dell'eurozona: rischi ed opportunità”, il ciclo di approfondimenti che Confindustria Udine intende offrire alle imprese del territorio in ordine alle modifiche geo-politiche internazionali in atto.

“Viviamo un’era di cambiamenti continui e repentini. L’avvento di Trump, o gli effetti della Brexit, solo per citare alcuni eventi, potrebbe portare a sconvolgimenti degli scenari economici di cui non conosciamo le conseguenze. Tutto questo - ha sottolineato Michele Bortolussi, vicepresidente vicario di Confindustria Udine, nonché presidente di Confidi Friuli, inaugurando questa serie di incontri – richiede alle imprese una maggiore consapevolezza finanziaria. La corretta gestione finanziaria d’impresa diventa, infatti, un ingrediente fondamentale, al pari dell’innovazione, dell’aggregazione, dell’internazionalizzazione e della crescita dimensionale, nel nuovo scenario che obbligherà le imprese a una crescita culturale e gestionale”.

A tale crescita Confindustria Udine darà il suo contributo: “Da più di un anno, la nostra Associazione – ha ricordato Bortolussi – si è mossa attivando degli sportelli informativi per illustrare gli strumenti che le aziende hanno a disposizione per finanziarsi con strumenti alternativi a quelli del mondo bancario, oggi in sofferenza; con questo convegno, poi, iniziamo, anche, un percorso di incontri di approfondimento sui principali cambiamenti degli scenari internazionali”.    

Promosso da Confindustria Udine in collaborazione con Allianz Bank Financial Advisor Spa, il convegno, moderato dalla giornalista Elena Del Giudice, ha ospitato una riflessione di Gabriele Pinosa, analista Finanziario indipendente esperto in Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari, sul tema "La fine del NEW NORMAL - rialzo tassi e rischio Euro-crack".

Nella sua relazione, Pinosa, affiancato da Claudio Ongis, Area Manager presso Allianz Bank Financial Advisors S.p.A. e da Veronica Fradigrada di Allianz Global Investors, ha ricordato come, con l’avvento di Trump e le elezioni politiche in arrivo in molte nazioni europee, il quadro complessivo sia già radicalmente cambiato e di ‘new normal’ non ci sia oramai più niente. Il cambiamento va però cavalcato, non subito”.   

Pinosa ha spiegato come “la crisi economica sia una crisi del debito complessivo, quindi non solo di quello pubblico. Anzi, le storie economiche dimostrano che spesso è il debito privato a generare crisi più del debito pubblico. Dal 2007 ad oggi, il debito complessivo del mondo è aumentato: a fronte di questo aumento, però, i tassi di interesse sugli strumenti di debito esistenti a livello mondiale sono diminuiti arrivando anche a toccare valori inferiori allo zero”.

“Si tratta – ha aggiunto Pinosa – di una situazione insostenibile, motivata esclusivamente dall’intervento straordinario operato dalle banche centrali. La conclusione di tali interventi riporterà il sistema economico e finanziario a condizione di effettiva normalità con un rialzo dei tassi e dell’inflazione. Tutto questo, però, rischia di impattare in maniera consistente e negativa sui prezzi delle obbligazioni governative e aziendali (tema approfondito da Veronica Fradigrada nel corso del convegno ndr.; il risparmiatore dovrebbe tenerne conto in quanto l’asset class considerato più sicuro potrebbe essere quello a maggiore rischiosità”. 

Pinosa ha poi parlato del rischio euro-crack. “Solo in Italia – ha sottolineato - è rimasto un tabù aprire un dibattito sul restare o uscire dalla moneta unica. A trattare l’argomento si passa a priori per populisti, dimenticando che ci sono otto premi Nobel, non ultimo quello per l’economia 2016 Oliver Hart, che hanno criticato la moneta unica”.

Pinosa ha poi rimarcato come Eurolandia non sia ancora riuscita ad attuare alcuno dei principi cardini alla base dell’Area Valutaria Ottimale (OCA Optimum Currency Area): dalla mobilità dei fattori di produzione ad una maggiore differenziazione produttiva, dall’apertura verso il commercio all’estero all’integrazione fiscale. La conseguenza? “Che i Paesi europei più forti sono diventati più forti, quelli più deboli ancora più deboli – ha spiegato l’analista economico -. Per l’Italia, che ha subito la flessibilità salariale verso il basso, Eurolandia è una maglia di ferro insostenibile se non si implementano i sei principi dell’OCA”. 

Ciò evidenziato, Pinosa ha invitato tutti ad un attento approfondimento sull’opportunità o meno di uscire dalla moneta unica: “Resta un’opzione possibile, ma vanno valutati costi e benefici con rigore scientifico. Il passo per l’Italia potrebbe essere oneroso: costoso, ma non impossibile. Io, personalmente, sarei favorevole alla creazione di  un euro del Nord e uno del Sud, il primo per i Paesi più forti economicamente, il secondo per quelli più deboli”.