Decreto Dignità, crea incertezza e non favorisce l'occupazione

“Se lo scopo è quello di favorire l’occupazione, non ci siamo. Anzi, il rischio è di ottenere l’effetto opposto”.

La presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, commenta così le misure contenute nel ‘Decreto dignità’.

“Come abbiamo sempre detto – prosegue la presidente degli Industriali friulani – sono le imprese che creano il lavoro. Le regole possono favorire o scoraggiare i processi di sviluppo e hanno la funzione di accompagnare i cambiamenti in atto, per questo motivo vanno semplificate non irrigidite. Sicuramente aumenterà l’occupazione degli avvocati che si occupano di contenziosi sul lavoro, le imprese invece saranno costrette a frenare gli investimenti. Mentre infatti i dati Istat raccontano un mercato del lavoro in crescita, il Governo innesta la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito a quella crescita. Come al solito, si ritorna al passato, penalizzando le imprese. Si cerca di proteggere la dignità del lavoro andando a colpire chi il lavoro lo crea. Un meccanismo destinato ad autodistruggersi”.

Valutazioni analoghe anche per la stretta in tema di delocalizzazioni.

“L’Italia è un grande Paese industriale, la seconda potenza manifatturiera in Europa dopo la Germania – afferma Anna Mareschi Danieli - e avrebbe bisogno di regole per attrarre gli investimenti, interni ed esteri. Quelle scritte ieri, invece, gli investimenti rischiano di disincentivarli. Sia chiaro: colpire duramente i comportamenti opportunistici di chi assume un impegno con lo Stato e poi non lo mantiene è un obiettivo che condividiamo. Ma revocare gli incentivi per colpire situazioni di effettiva distrazione di attività produttive e di basi occupazionali dall’Italia è un conto; altro è, invece, disegnare regole punitive e dalla portata tanto ampia quanto generica”.

L’unico denominatore comune delle scelte fatte in tema di lavoro e delocalizzazioni, dunque, è di rendere più incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese italiane: l’esatto contrario delle finalità di semplificazione e snellimento burocratico dichiarate dal nuovo Governo all’atto del suo insediamento.

“Purtroppo – osserva Anna Mareschi Danieli -, come al solito, si fanno le leggi senza utilizzare un metodo inclusivo, senza aver ascoltato la voce dei primi interessati: le imprese”.

“Il mercato del lavoro è in ripresa – conclude la presidente degli Industriali friulani – e sta cambiando pelle, rispetto al recente passato. La vera sfida, ora, è quella di non tornare indietro rispetto a una crescita che c’è e va consolidata per poter dispiegare effetti qualitativi, oltre che quantitativi, sul versante occupazionale. La questione del lavoro e della sua generazione attraverso lo sviluppo delle imprese resta il tema centrale per il nostro Paese e per la nostra Regione. Per questo, in una delicata fase di cambiamento nel governo dell’Italia e del Friuli Venezia Giulia ripetiamo a gran voce che non si può retrocedere sul terreno delle riforme. E’ necessario preservare le condizioni di crescita che concorrono a produrre le risorse necessarie a migliorare l’occupazione, sia in termini quantitativi che qualitativi, e ad affrontare le diseguaglianze”.