Luci e ombre della Manovra

“La Manovra ci dice che, dal punto di vista della visione e dei provvedimenti adottati, siamo ancora in fase di emergenza, non di ripartenza. Infatti, salvo alcune misure positive, gli interventi di più lungo periodo sulla crescita e la competitività del sistema industriale appaiono ancora deboli e le principali scelte, di fatto, sono rinviate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

E’ questa la valutazione di Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, sulla Legge di Bilancio 2021, oggetto, assieme alle altre novità fiscali, del primo incontro di approfondimento a livello nazionale sul tema promosso questo pomeriggio a palazzo Torriani dagli Industriali friulani in collaborazione con l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili della provincia di Udine e con l’Associazione nazionale tributaristi italiani (A.N.T.I.). 

Per la presidente di Confindustria Udine, che ha aperto il convegno con un commosso ricordo del dottor Roberto Lunelli recentemente scomparso, la Legge di Bilancio per il 2021, “ha tentato di coniugare interventi volti a tamponare gli impatti economico-sociali dell’emergenza con misure dirette al rilancio degli investimenti per sostenere la ripresa post pandemica”.

Con specifico riferimento alle misure di carattere emergenziale, la Manovra destina risorse significative alla proroga degli ammortizzatori sociali per l’emergenza COVID, all’istituzione di un Fondo per il sostegno delle attività produttive più colpite dalla pandemia, alla proroga e al rifinanziamento delle misure di sostegno alla liquidità e alcuni (limitati) interventi in favore della patrimonializzazione delle imprese. “In proposito – ha sottolineato la presidente -, anche grazie all’intervento di Confindustria, alcune modifiche apportate nel corso dell’esame parlamentare hanno migliorato questo impianto, nell’ottica di un più efficace sostegno alle attività produttive in questa fase di crisi, pur senza aver del tutto risolto alcuni nodi problematici che pure erano stati segnalati”.

Venendo alle misure fiscali di rilancio, la Manovra potenzia e proroga per un biennio il Piano Transizione 4.0 che comprende i crediti d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, per la ricerca sviluppo e innovazione e per la formazione 4.0.  Nella Manovra non hanno trovato spazio alcuni interventi migliorativi proposti da Confindustria quali ad esempio l’introduzione di un meccanismo di cessione alle banche dei crediti di imposta e di una penalty protection per il bonus ricerca. In particolare sulle verifiche in tema di bonus ricerca la preoccupazione delle imprese è grande.

“L’Agenzia delle Entrate – ha sottolineato Anna Mareschi Danieli - ha ribadito che le contestazioni sul merito della ricerca agevolabile configurano sempre un’ipotesi di utilizzo di credito “inesistente” e non credito “non spettante”. Apparentemente, il concetto non cambia. E invece no, cambia – e non di poco – dato che l’eventuale sanzione applicata invece che al 30% passa ad una percentuale compresa fra il 100 e il 200%! Come se non bastasse, nella circolare si legge che la contestazione può derivare anche da “autonome valutazioni” dei verificatori, ai quali però non è richiesta competenza tecnica in merito. Questo tipo di verificatori quindi sono autorizzati a disconoscere la ricerca agevolata se, a loro parere, manca il requisito della novità. Posso dire che siamo perplessi? Perplessi perché una contestazione fondata su presunzioni, prive di conoscenze tecniche, non solo ha risvolti finanziari particolarmente gravi (restituzione del credito oltre sanzioni dal 100 al 200%), ma il contribuente rischia anche la reclusione fino a 6 anni. Ovvio è che, in sede processuale, l’interessato potrà far valere le proprie ragioni, ma dovrà comunque affrontare un giudizio ed i relativi costi. E’ l’ennesimo esempio di quella cultura anti impresa, con la quale siamo costretti fare i conti, che più volte abbiamo denunciato, ma che continua a manifestarsi. Siamo sempre là: le imprese sono sempre e comunque presunte colpevoli! Fermo restando che gli abusi devono essere puntualmente perseguiti, sarebbe auspicabile che gli ispettori partano dal presupposto che non necessariamente l’impresa ha commesso scientemente degli illeciti. Occorrerebbe che per una così grave contestazione qual è l’inesistenza del credito, sia preliminarmente riscontrata l’artificiosità e la fraudolenza volta a ottenere i vantaggi indebiti”.

Appena entrato in vigore, intanto, il piano Transizione 4.0 già si prepara a cambiare pelle nelle prossime settimane. L’esigenza di rimodulare le spese a carico del Recovery Plan determinerà infatti una revisione dei crediti d’imposta: meno agevolazioni per i beni strumentali tradizionali (ex superammortamento) e aiuti più generosi sui beni funzionali alla digitalizzazione delle imprese (ex iperammortamento). In questo modo, il Governo intende recepire le osservazioni della Commissione europea che chiede per il Recovery Plan interventi che siano veramente legati alla svolta digitale dell’industria e non siano meri sostegni al ricambio di vecchi macchinari, veicoli commerciali o arredi per ufficio, per fare alcuni esempi.  “Queste continue modifiche e la mancanza di quadro normativo certo e stabile nel tempo – ha rimarcato la presidente - non aiutano le imprese nella pianificazione degli investimenti”.

Proseguendo con l’analisi dei contenuti fiscali della Manovra, la presidente Mareschi Danieli ha definito “apprezzabili le misure introdotte in sede parlamentare per il sostegno all’automotive, un comparto fondamentale per la nostra economia, che ha subito perdite ingenti a causa della pandemia. Sempre nell’ottica di rilancio della domanda e dei consumi interni, sono positive la proroga di 2 anni del super bonus 110% e l’innalzamento da 10 a 16 mila euro dell’importo complessivo sul quale calcolare la detrazione al 50% prevista dal bonus mobili”.

Tra gli interventi fiscali si segnala anche l’istituzione di un fondo per interventi in materia di riforma del sistema fiscale, con una dotazione di 8 miliardi di euro per il 2022 e 7 miliardi per il 2023. Al riguardo, la Manovra prevede che una quota di tali risorse non inferiore a 5 miliardi di euro e non superiore a 6 miliardi di euro sia destinata all’assegno universale e servizi alla famiglia.  Si prospetta quindi una riforma del fisco concentrata sull’Irpef.

“La riforma fiscale – ha affermato la presidente di Confindustria Udine - dovrebbe porsi come finalità principale quella di sostenere la crescita della nostra economia incentivando l'offerta di lavoro e l'attività d'impresa muovendo verso una ricomposizione del prelievo fiscale a beneficio dei fattori produttivi. Le linee di riforma del Fisco emerse sin qui rappresentano invece l’ennesimo esempio della sottovalutazione del ruolo delle imprese”.

“Come di consueto – ha poi osservato la presidente -, non si può non stigmatizzare come la Manovra economica sia stata gravata, nel corso dell’iter parlamentare, di numerose misure di breve respiro; così facendo, sono state assorbite ingenti risorse economiche che avrebbero potuto essere più proficuamente utilizzate per interventi maggiormente orientati alla ripresa economica. In ogni caso, è necessario che nelle prossime settimane, anche in vista della concreta definizione e attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si delinei un intervento organico di politica economica.

Bisogna sentire e coinvolgere le imprese, che rappresentano l’unica leva per risollevare le sorti economiche del nostro Paese. E’ la manifattura che ha tenuto a galla in Paese negli anni di crisi e, più di recente, durante la pandemia. E l’impresa deve essere al centro delle scelte per il Recovery Plan. Ma i soldi, da soli, non bastano: bisogna affrontare i colli di bottiglia strutturali che negli ultimi decenni hanno fatto dell’Italia un paese a bassa crescita, bassissima produttività, demografia negativa, un reddito medio ritornato a 26 anni fa. Gap competitivi del sistema Paese che l’impresa purtroppo conosce bene, perché abituata a reggere le sfide dei mercati internazionali. Non possiamo perdere l’enorme opportunità che questa crisi ci ha messo davanti”.

A coordinare i lavori della giornata è stato Alberto Camilotti, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili della provincia di Udine. Dal canto suo, Camilotti ha parlato di “una Manovra ancora una volta molto farraginosa, 1 articolo, 1150 commi, 176 i decreti attuativi necessari per applicare completamente le norme scritte. Invece di semplificare, si aumenta la complessità del sistema se consideriamo che siamo in attesa di circa 150 decreti attuativi di tutte le norme uscite da febbraio 2020 in poi”. “Una Manovra – ha proseguito Camilotti - che si limita a due filoni: coprire lo stato emergenziale e provare a rilanciare gli investimenti: lo fa andando sostanzialmente a riproporre e prorogare norme già esistenti, modificandone di poco i contenuti. E’ sicuramente la Manovra dei bonus, forse troppi e troppo dispersivi, in ogni caso difficili da portare a casa anche per i cittadini. Bene i 5 miliardi sulla CIG perché danno ossigeno alle imprese e le aiutano a contenere i costi fissi”.

“Si parla di riforma fiscale – ha concluso Camilotti -, ma in realtà vi è solamente una rimodulazione delle aliquote a favore del cosiddetto ceto medio. E’ sicuramente una norma importante, perché dà respiro alle famiglie e prova a rilanciare i consumi interni, ma per parlare di “riforma fiscale” bisogna mettere mano in modo serio al testo unico delle imposte riscrivendolo in modo sostanziale e non continuando a fare tagli e modifiche, cancellazioni ed aggiunte. Serve mettere mano all’intero sistema in modo organico, riscrivendo le norme per il reddito di impresa, puntando alla semplificazione, e quelle sul reddito delle famiglie”.

L'incontro è poi proseguito con le relazioni tecniche portate dai dottori commercialisti in Udine, Silvia Pelizzo e Luca Lunelli, e dal ragioniere commercialista in Udine e Manzano, Giovanni Sgura.