Franco Vaccari, fondatore e presidente dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace, ospite oggi di un incontro promosso dalla Fondazione Paolo Petrucco in collaborazione con Confindustria Udine

Sessanta guerre. Settanta stati. Quasi novecento gruppi armati. Tutti coinvolti nei conflitti degenerati che attualmente sconvolgono il mondo. Dall’Europa all’Africa, dall’Asia all’America. Questo lo scenario da cui provengono i giovani che ogni anno scelgono Rondine: un piccolo borgo in Toscana, a dodici chilometri da Arezzo, che da quasi un trentennio, ospita veri ‘nemici’: coppie di giovani provenienti da Paesi teatro di guerra. La loro esperienza è il cuore pulsante della Cittadella della Pace.

È partito da qui il racconto del presidente di Rondine, Franco Vaccari, ospite oggi, nella Torre di Santa Maria di Confindustria Udine, di un incontro promosso dalla Fondazione Paolo Petrucco in collaborazione con Confindustria Udine, introdotto da Piero Petrucco e moderato dal vicedirettore del Gruppo NEM Paolo Mosanghini, al quale sono intervenuti anche il vicepresidente della Regione, Mario Anzil e l’assessore alla Cultura del Comune di Udine, Federico Pirone.

Piero Petrucco ha affermato: “Abbiamo conosciuto la realtà di Rondine per la prima volta dall’esperienza delle scuole e con la Fondazione Paolo Petrucco ne sosteniamo le attività locali con grande entusiasmo. Ci colpisce l’efficacia e la replicabilità del metodo e pensiamo che possa essere molto utile favorirne la diffusione nelle scuole, ma anche nelle organizzazioni e nelle imprese del nostro territorio. Speriamo che questo incontro possa essere utile per poter far nascere nuove contaminazioni, idee e progetti a beneficio di tutta la nostra comunità”.

“Sono giovani studentesse e studenti – ha raccontato Vaccari, in riferimento agli ospiti di Rondine - mossi dal desiderio di mettersi in gioco con una ricaduta nei propri territori al termine del biennio di convivenza. Hanno fiducia di scoprire una persona, un amico, in quello che avevano sempre visto come qualcuno da odiare e eliminare. Fanno il passo possibile, una scelta difficile, contro tutto e tutti, che rimette in discussione le loro radici, la loro appartenenza, i loro affetti. Scommettono sul ‘nemico’ quando tutto intorno suggerisce loro il contrario per formarsi come leader di pace e tornare nei propri Paesi per contribuire alla risoluzione del conflitto armato”.

E proprio su questo si fonda il Metodo Rondine, l’idea che il Nemico sia solo un’idea che si può decostruire attraverso la relazione, grazie alla capacità dell’essere umano di guardarne in faccia un altro e riconoscersi come tali, oltre i passaporti, le bandiere, i confini.

“E abbiamo visto – ha proseguito Vaccari - che era possibile fare un cambiamento incredibile, cioè era possibile che ragazzi provenienti dai territori di guerra o post conflitto, con una mentalità avvelenata, che avevano proprio l’esclusione sistematica dell’altro dal proprio orizzonte di vita, potevano invece rovesciare la loro vita e quindi anche la mentalità, e acquisire un paradigma nuovo della relazione: palestinesi e israeliani, kosovari e serbi, sierraleonesi del nord e del sud, maliani del nord e del sud, la società civile e le FARC della Colombia”.

È questo il Metodo di Rondine per la trasformazione creativa dei conflitti, oggi riconosciuto e validato a livello accademico e apprezzato a livello ministeriale.  Perché i conflitti non sono solamente quelli armati, ma sono tutto intorno a noi, nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nell’impresa, nella politica. E proprio per questo tale esperienza oggi è a disposizione di tutti, a partire dalla scuola, grazie ai programmi sviluppati da Rondine per gli adolescenti e i docenti.

“La speranza e la concretezza – ha proseguito Vaccari – sono alla base del Metodo Rondine: un percorso di formazione per praticare un approccio positivo al conflitto. Tutti siamo chiamati a individuare questi veleni che si annidano nella relazione e trasformarli in opportunità di cambiamento. Solo così possiamo contribuire al rinnovamento profondo dell’approccio verso l’altro e, di conseguenza, alla crescita economica e politica dei territori e del Paese”.

Così, nel 2015, è stato lanciato il progetto Quarto Anno Rondine rivolto a tutti gli adolescenti italiani che vogliano frequentare la loro classe quarta alla Cittadella della Pace, all’interno di una realtà internazionale. Per sostenere gli studenti nello sviluppo delle proprie risorse interiori – emotive, relazionali, sociali, culturali –, per affrontare il più importante conflitto della vita: la ricerca della propria identità nel passaggio dall’infanzia all’età adulta, imparando così ad abitare tempi come quello attuale senza subirli e a progredire nel proprio progetto di vita restituendo quando appreso con generosità alla propria comunità.

“Un progetto – ha sottolineato Vaccari - che ha visto negli anni anche una grande partecipazione di giovani da tutta la Regione grazie al supporto della Fondazione Friuli, che anche oggi sostiene la borsa di studio per un giovane di questo territorio che voglia partecipare al programma. Un territorio in cui questo messaggio si è moltiplicato e che oggi vede al Liceo Percoto avviata una Sezione Rondine, che permette di sperimentare il Metodo Rondine nella scuola italiana”.

Ma non è tutto. Oggi, infatti, il Metodo Rondine è rivolto anche alle aziende per lavorare sul conflitto interpersonale nell’ambiente lavorativo e favorire il benessere dei dipendenti e l’efficacia dei processi.

“Il conflitto nasce dallo scontro delle differenze – ha concluso Vaccari -. Questo urto crea un’energia che se degenera porta all’odio alla violenza. Ma, se ben gestita e indirizzata, crea sviluppo e crescita, anche economica. Di fronte a un mondo che ti chiede continuamente performance il tema è, invece, il prendersi cura, la capacità di vedere a ascoltare l’altro. Essere attrezzati nella costruzione della relazione. La sfida, quindi, è investire nell’azienda come ambiente umano, fatto pima di tutto di relazioni. Perché sviluppare sé stesso in una relazione è sviluppare vita sociale e un’economia sana, che nasce dallo sviluppo integrale delle persone”.