In uno scenario economico caratterizzato da trasformazioni rapide e profonde, lunedì 10 novembre le imprese di Udine e provincia si sono riunite nella sede di PMP Group a Coseano per confrontarsi sulle sfide globali e sulle strategie necessarie a ridisegnare i modelli di business del futuro. Al centro, l’intelligenza artificiale: non più promessa lontana, ma leva strategica ormai imprescindibile per innovare, ottimizzare processi e generare nuove opportunità di sviluppo.
L’appuntamento era quello di Top 500 Udine, l’analisi annuale pubblicata sull’inserto dei quotidiani del Gruppo Nem – Nord Est Multimedia e realizzata in collaborazione con PwC Italia. Un osservatorio privilegiato sul tessuto produttivo locale, che fotografa l’andamento delle principali aziende della provincia e ne esplora prospettive e dinamiche competitive. Quest’anno l’attenzione si è concentrata sull’impatto dell’evoluzione tecnologica e dell’instabilità geopolitica.
Dopo i saluti introduttivi di Luca Piana, vicedirettore dei quotidiani Nem, e di Manuel Forte, partner di PwC Italia, Gianluca Toschi, ricercatore senior della Fondazione Nord Est, ha illustrato risultati e bilanci – nel complesso stabili - delle prime 500 imprese della regione. “L’82% delle aziende Top 500 ha chiuso il 2024 in utile, il 49% ha visto un incremento dei margini, il 51% una flessione. E non avremo risultati tanto diversi nel 2025 oramai agli sgoccioli”.
A seguire si è svolta una tavola rotonda moderata dalla giornalista del Messaggero Veneto, Maura Delle Case, con i contributi diretti di protagonisti dell’economia regionale: Federica Meroi (Alfa Sistemi), Andrea Mizzaro (Stroili Oro), Gianluca Tesolin (Bofrost Italia), Massimo Iengo (PwC Italia), Massimiliano Anziutti (Beantech), Alessandro Brussi (Danieli & C.) e Alberto Busato (UniCredit). Le testimonianze hanno evidenziato l’urgenza di integrare l’AI nei processi aziendali in modo graduale ma strategico, attraverso investimenti mirati, formazione interna e partnership tecnologiche.
Momento centrale dell’evento è stato il dialogo tra Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine e padrone di casa, e Paolo Mosanghini, vicedirettore dei quotidiani Nord Est Multimedia. Pozzo ha richiamato con forza la necessità di “invertire la rotta” sulla manifattura, che in Italia ha perso troppe posizioni passando dal 25% all’attuale 18% del Pil, e sulle condizioni salariali dei lavoratori italiani, ancora penalizzati da un cuneo fiscale troppo elevato.
“Dobbiamo avere il coraggio - ha sottolineato Pozzo -, noi imprenditori e le parti sociali, di metterci attorno a un tavolo per affrontare questo tema. Dobbiamo fare in modo che i nostri dipendenti abbiano la possibilità di crearsi un futuro per loro, le loro famiglie e i loro figli”.
A tale riguardo Pozzo ha valutato positivamente la riduzione dell’Irpef di due punti (“ma è solo l’inizio…”), l’avvio della discussione sulla detassazione degli straordinari, delle premialità e dei notturni, così come la stabilità del governo, “un valore importante per le nostre imprese, che possono presentarsi nel mondo a testa alta”.
Nonostante ciò, la preoccupazione resta: gli altri corrono, noi fatichiamo a decidere. “Rischiamo di rimanere schiacciati tra due potenze di fuoco, Cina da un lato e Stati Uniti dall’altro. E l’Europa? Ho letto in questi giorni – ha proseguito – il programma di sviluppo della Cina per i prossimi cinque anni, appena approvato. Loro hanno idee chiarissime su cosa fare, sui modelli da seguire, sulla società, sull’industria e sull’utilizzo delle tecnologie. E l’Europa? Ha un programma così? Siamo ancora in una fase di estrema incertezza”.
“Nel suo piano quinquennale – ha aggiunto Pozzo – la Cina prevede, poi, che gli investimenti in ricerca e sviluppo passino dall’attuale 2,7% del Pil al 3,4% entro il 2030, come ha già fatto l’America. L’Italia? Siamo fermi all’uno virgola. Inoltre, temo che il mercato della Russia non lo recupereremo più: la Cina ne ha preso il controllo. I cinesi sono stati respinti via mare con la Via della Seta, ma ora arriveranno via terra, attraverso la Russia”.
Nonostante questo quadro complessivo con più ombre che luci, “noi in Friuli Venezia Giulia – ha ricordato - abbiamo delle imprese molto resilienti e un’economia che per ora non ha ancora risentito di queste problematiche geopolitiche. Tuttavia, per garantire occupazione ai giovani serve, in futuro, il coraggio delle scelte giuste e avere in mente un progetto preciso su dove vogliamo andare”.
Il futuro della manifattura, ha concluso il presidente di Confindustria Udine, passa da un grande patto di corresponsabilità, anzitutto con i lavoratori: “Spesso si è dato per scontato che l’industria esiste ed è un errore perché l’industria può continuare a esistere solo se tutti remiamo dalla stessa parte: i nostri dipendenti, il sistema politico e quello economico”.
Il messaggio finale di TOP 500 alla PMP di Coseano è stato chiaro: le imprese friulane sono davanti a un bivio storico. Innovare e collaborare per consolidare la competitività internazionale, oppure rischiare di rallentare in un contesto globale sempre più veloce. Il territorio ha competenze, eccellenze e una solida cultura industriale. La sfida non è soltanto adottare tecnologie avanzate, ma costruire un percorso collettivo basato su conoscenza, fiducia e visione condivisa.